IL PASSATO TOMBALE
La lingua è un organismo vivo, che si evolve, si arricchisce e si modifica. Dopo tanti neologismi ed anglicismi al limite della decenza, ecco la proposta per un tempo verbale che non c’era.
È il tempo del rammarico ma anche del realismo, del rimpianto e del ricordo, ma anche dell’affetto e della nostalgia. Esprime uno stato o un’azione che non si rivivrà o non si ripeterà più, almeno nell’intenzione di chi parla o scrive.
Non ha quindi una valenza esclusivamente né prettamente di lontananza nel tempo: può riguardare anche qualcosa di recente, benché ciò che non ritorna solitamente sia distante. Non lo si confonda quindi con il cugino Passato Remoto, con il quale v’è invero qualche affinità: questo però presuppone sempre qualcosa di vetusto, ma di ancora potenzialmente o probabilmente ripetibile o rivivibile, quello invece qualcosa di ritenuto defunto, estinto, del quale al massimo si aspetta o si anela o si invoca la resurrezione.
Ecco la declinazione che sembra più consona:
Io -ia
Tu -ii
Egli -ì
Noi -im
Voi -it
Essi -ir
Esempio:
Io andia
Tu andii
Egli andì
Noi andim
Voi andit
Essi andir
Si raccomanda l’utilizzo sempre in regolarità, senza ‘eccezioni’, le quali d’altronde sempre non sono altro che apparentemente comode scorciatoie per quando non si vuole imparare o ricordare la regola, o quando questa sembra stridere; salvo poi consolidarsi con l’uso e diventare nuove ulteriori regole da imparare e ricordare.
Si è scelta la forma spesso tronca, che conferisce una gradevole intonazione vagamente poetica.
Si era pensato anche a desinenze in -u, per il tono certamente più greve e ‘tombale’ che conferisce, ma poi si è optato per quelle in -i, dalla sonorità decisamente più lieve, elegante e sottile; affinché ciò che si pensa perduto per sempre almeno non suoni (e non sia necessariamente) triste.