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Creare (non) calcolando

ART IS (NOT) MATH

“Tutto è numero” pare dicesse spesso un certo Pitagora, che di matematica un po’ si intendeva. Chissà se pensava anche a sculture, disegni e dipinti.

Probabilmente sì, se ricordiamo che le sculture senza una impalcatura di stampo ingegneristico non stanno in piedi e che disegni e dipinti che violino le regole delle proporzioni e delle prospettive sembrerebbero una accozzaglia disordinata ed incomprensibile di forme.

Una certa regolarità nelle figure e fra di esse è più o meno sempre presente; quando non pensata/voluta/desiderata, come esito di una conformità spontanea ed innata.

E l’arte cosiddetta astratta, si dirà? Già; ma le sculture di astratto possono avere il soggetto, non la struttura; i disegni e i dipinti, beh, c’è sempre qualche eccezione, che magari può anche risultare piacevole. In fondo la questione è, appunto, aperta, non chiusa.

Poi c’è la musica, con suoni e pause la cui alternanza pare tutt’altro che casuale, coi suoi pochi, pochissimi (sette soltanto!) elementi combinati in sequenze ed aggregazioni pressoché infinite, come succede con i numeri.

E perché no si potrebbe continuare con la letteratura e qualsiasi altra creazione che si voglia o si possa chiamare arte.

Sicuramente la fusione più profonda e feconda fra arte e matematica è però l’architettura.

Di fatto arte letteralmente poggiata su impalcature di solida statica e meccanica; o viceversa, ingegneria per plasmare e contenere la pulsione artistica. Verrebbe da coniare l’efficace neologismo ‘Artchitecture’; se non che probabilmente qualcuno lo ha già coniato. Similmente si potrebbe dire per il design, di qualsivoglia oggetto.

Forse non è un caso che scuole e università di ingegneria abbiano quasi sempre abbinate sezioni o filiali di architettura e di design.

Resta da capire se si tratti di una alleanza o di un conflitto; ma forse è una missione impossibile.

Se certa arte è seguire le regole, altra arte è rompere le regole, o crearne di nuove. Del resto, chi ha detto che la matematica sia una sola ed immutabile e non sia invece una forma alternativa di filosofia e come tale opinabile ed interpretabile? Non è forse opinione ampiamente diffusa che la comoda geometria euclidea abbia fatto il suo tempo, come fu per i rassicuranti cieli tolemaici? E come la mettiamo con la fotografia, che per definizione è usare la tecnica ma piegandola, asservendola alla creatività?

Pare che un certo Albert, un altro che numeri ed equazioni s’intendeva, dicesse spesso che le formule devono essere ove possibile, oltre che facili, belle esteticamente.

La matematica senza arte è fredda e triste; l’arte senza matematica è caos e anarchia.

 

Il Conte, ottobre 2022 – © Mozzafiato 

Ufficio Stampa