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Varianti ortografiche

IL SEGNO CHE NON C’ERA 

 LO SPAZIO CHE NON C’E 

 

Si è già chiarito e ricordato che la lingua è un organismo in evoluzione quando, tempo fa, si è proposto un nuovo tempo verbale, il Passato Tombale (cfr.).
Se ciò vale per i vocaboli e per le costruzioni grammaticali, deve valere anche per la punteggiatura.
Si può pensare di importare, oltre a qualche accento, qualche segno ortografico diverso da altre lingue; qui però ci si concentra su una piccola modifica (che qualcuno avrà notato negli scritti precedenti) di un segno già esistente: i prosaici puntini detti di sospensione. Segno del sogno e dell’immaginazione per eccellenza, per la fantasia e la poesia che evoca. Chi ha stabilito che debbano proprio essere tre? E perché? Prendiamo pure per buona questa convenzione (le tradizioni si rispettano, finché non si contestano con buone motivazioni o non diventano inadeguate); perché però non usarne un numero diverso per significare o implicare qualcos’altro?
Visto che un punto solo ha già un ruolo ben definito, fermo ed insindacabile, è anzi il re della punteggiatura, che da lui prende pure il nome, per modestia mi limito a proporre l’utilizzo di due puntini, lasciando i quattro (o più) liberi per la creatività di qualcun altro.
Così i due puntini.. una pausa breve, simile alla virgola, per creare sì sospensione ed immaginazione, ma con una certa sottesa ironia o provocazione in un discorso che poi continua.
A differenza dei classici tre, che evocano una pausa più lunga, simile al punto, per chiudere un pensiero e aprire il dubbio e la riflessione; quindi, come quello, da utilizzare anche a fine periodo.
Se poi qualche volta c’è confusione fra le due cose..vabbè, pazienza, in fondo si tratta solo di un piccolo puntino in più o in meno; ma questo, come quello sopra le virgole (cfr.), può cambiare il ritmo e spesso pure il senso di un frase intera.
I lettori attenti avranno notato anche un’altra licenza/novità ortografica: l’abolizione dello spazio dopo la virgola (o dopo i due puntini, perché no) nelle frasi veloci, per creare rapidi incisi, negli elenchi di nomi o aggettivi. Peraltro,come per il puntino mancante,si risparmierebbe il tempo di un clic,che nella fretta di oggi e nell’economia degli scritti lunghi non è poca cosa.
Però, come si vede, si potrebbero creare, soprattutto se se ne abusa, frasi poco gradevoli alla vista, ammassi poco armoniosi di parole.
Così pare meglio evitare o centellinare quest’ultima variante: se una piccola innovazione è il sale dell’eleganza, anche linguistica, troppo sale non è mai consigliabile.

Il Conte, ottobre 2022 – © Mozzafiato

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