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“VITTORIO SGARBI NEI PANNI DELLA GIOCONDA”

Dopo la Gioconda di Marcel Duchamp, Salvador Dalì, nella loro personale rappresentazione, non poteva di certo mancare l’interpretazione di uno dei personaggi più “scapestrati” del panorama italiano: Vittorio Sgarbi. Egli dedica una settimana a Milano per celebrare il cinquecentenario della morte di Leonardo Di Ser Pietro Da Vinci (1452-1519). Ha inaugurato ieri sera lo spettacolo: “LEONARDO DA VINCI” con la prima al teatro Manzoni di Milano che ha registrato il tutto esaurito. In scena fino a domenica 24 marzo 2019.

Il“Trattato della Pittura”,  interamente dedicata all’arte, ci dice che: l’arte è come una poesia cieca e la poesia è come una pittura muta. Con questo pensiero sottolinea come due linguaggi così “apparentemente” diversi tra di loro in realtà dialoghino in un’unica configurazione di senso. Ed è proprio questo l’abbinamento che Vittorio Sgarbi opera nel suo spettacolo, con una prosa poetica che accompagna le immagini delle opere più emblematiche come Monna Lisa e L’Ultima Cena. Supportato dalle letture di Giorgio Vasari (1511-1574), il quale annovera tra i suoi vari talenti soprattutto quello di critico d’arte, che con grande lume scrisse la vita di Leonardo Da Vinci.

Sgarbi ci propone un percorso che non va a sostituire una mostra d’arte, ma a completarlo. Ogni spettatore si domanda il significato di numerose opere, specialmente di natura contemporanea, ma in pochi riescono a comprenderne il significato. Il suo spettacolo ci spiega, spaziando da Duchamp, Balla ed altri artisti citati, come questo genere di arte contemporanea non si possa comprendere e non possa esistere senza prima aver compreso le radici dell’arte stessa. Leonardo è una di queste radici, insieme ad artisti come Michelangelo Merisi – Caravaggio – e Michelangelo, ai quali il celebre critico e storico dell’arte più famoso d’Italia ha celebrato già altri due spettacoli dal 2015.

Come diceva Roberto Longhi (storico d’arte 1890-1970), bisogna guardare alla tradizione per produrre modernità, spingeva i pittori, i poeti a studiare gli artisti della tradizione per creare il nuovo, consapevole del fatto che senza una cultura, senza una formazione che riguardassero le radici dell’arte stessa non si poteva produrre arteSgarbi sottolinea l’importanza della cultura e lo fa attraverso un discorso fluido, alla portata di tutti arrivando al cuore dell’essenza di Leonardo: un uomo come un altro, con il desiderio di incontrare l’eternità, Dio, attraverso le sue opere che ancora ci parlano. Il suo pensiero, ci dice Sgarbi, non è mai morto, continua a vivere in eterno ogni volta che i nostri occhi incontrano un suo dipinto o il suo “geniale” pensiero.

Intervallato dalla raffinata performance di Valentino Corvino con musiche di violino, viola, oud, elettronica, questo spettacolo di quasi tre ore, si dispiega senza farci pesare il tempo. Non mancano le innumerevoli battute ironiche politiche, tipiche del personaggio di Vittorio Sgarbi, che nell’insieme, fanno sorridere il pubblico smorzando quella serietà che un discorso artistico prevede.

A fine spettacolo Vittorio Sgarbi riceve il pubblico per firmare la copia del suo nuovo libro: IL NOVECENTO Volume I dal Futurismo al Neorealismo – La Nave di Teseo, I Fari. Un’opera che in quasi 500 pagine ci racconta l’arte, affiancato dalle immagini delle opere (di altissima qualità) da: Luigi Bonazza, alla Scuola Romana, dal Futurismo di Boccioni alla Metafisica di De Chirico fino a Guttuso. Il libro prosegue un discorso che inizia nel palcoscenico del teatro Manzoni con Leonardo e prosegue tra le pagine patinate, per un coinvolgimento nel mondo dell’arte tra passato e futuro per comprendere “lo spirito del mondo che si manifesta in ogni epoca” (Hegel).

Marianne Perez Lopez, marzo 2019 – © Mozzafiato

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