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Articolo 1 della Costituzione italiana

E’ mia abitudine commentare solo sulla scorta di fatti certi, incontrovertibili, non piegati alle opinioni, e solo su tali fatti appoggio le mie riflessioni, che possono essere condivise o meno, ma che nascono cercando di mantenere un atteggiamento intellettualmente onesto.
In questi giorni di crisi di governo, senza entrare nel merito dei motivi che hanno spinto le forze politiche a provocarla, ho letto molte citazioni della Costituzione, secondo la quale la maggioranza si deve trovare all’interno del Parlamento.
E’ evidente a tutti che l’iter seguito dal Presidente Mattarella è formalmente e costituzionalmente corretto e molto probabilmente nascerà un governo che, non solo dai sondaggi, ma dagli esiti delle consultazioni elettorali a vario livello nei mesi scorsi, non sarà OGGETTIVAMENTE rappresentativo del popolo italiano.
Se da una parte dobbiamo imputare ad una legge elettorale sciagurata la situazione creatasi sia all’indomani del 4 marzo 2018, data delle precedenti consultazioni elettorali politiche, che nei giorni successivi alle dimissioni di Conte, dall’altra parte dobbiamo rilevare che i padri costituenti non avrebbero mai voluto una limitazione della sovranità popolare che l’art. 1 della Costituzione dichiara imprescindibile.
Qualcuno obietta che non si possono indire elezioni ad ogni cambiamento di umori nel paese, e naturalmente non posso che concordare, tuttavia questo non è il caso, in quanto un governo è caduto per ragioni molto più profonde di quanto non si voglia far credere e non solo per i capricci di un leader politico o per la volubilità del popolo. Non voglio dilungarmi, ma cito solo un passo del grande costituzionalista Costantino Mortati: “Compito del Presidente della Repubblica è quello di accertare la concordanza tra corpo elettorale e parlamentare. Assolve a tale ruolo attraverso l’impiego dell’istituto dello scioglimento anticipato quando vi siano elementi tali da renderlo necessario o anche solo opportuno in termini di gravi disarmonie fra attività degli eletti e sentimento del popolo.”
Che siate contenti o meno della formazione di un governo giallorosso, non importa: se siete onesti intellettualmente, dovrete riconoscere che il nuovo esecutivo non sarà rappresentativo della volontà del popolo.
Negare questo, significherebbe negare l’evidenza ed essere costretti a ricorrere a sofismi che capovolgono la realtà. Purtroppo c’è chi lo fa, spinto solo da tifo da stadio, dimentico che qui non vince o perde una squadra, ma vince (o perde) l’Italia, cioè tutti noi.

Stefano Burbi, Compositore e Direttore d’orchestra, agosto 2019 – © Mozzafiato

Ufficio Stampa