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Anitona

Il soprannome appropriato glielo davano Federico Fellini, Enrico Lucherini l’agente delle star, poi Marzullo e Mollica e lo userò anch’io. Una donna di tali fattezze e bellezza come la si vuol chiamare? Nel mio immaginario di spettatrice piccina avevo sovrapposto la fontana di Trevi alla sua sagoma: braccia aperte, davanzale a vista, capelli biondi spumeggianti (Venere?) e braccia divaricate. Era proprio lei la fontana! Una figura unica. Marcello secondo me ne era sedotto, sì, ma di quella seduzione mischiata allo spavento. L’avrebbe strizzato come una sardina.Anitona

Poi anni dopo appresi che quella fontana che tutti immaginavano essere Trevi, era in realtà quella del Gianicolo. E che Anita passata l’epoca d’oro, che le fece pure vincere un Golden Globe per la miglior attrice debuttante, si era rapidamente disillusa fino alla completa discesa sulla Terra. L’eclissi della stella, ora anziana, in una casa di riposo e col sussidio.

Anitona è un’icona. Non è la signora Kerstin Anita Marianne Ekberg che invecchia come tutti. E io, bambina, ragazza e donna, la ricordo così. Poi c’è quella pellicola fenomenale, Le tentazioni del dottor Antonio, con Peppino, l’Anitona, sceneggiato da Fellini, Ennio Flaiano e Tullio Pinelli. La vocina iniziale potrei essere io che introduco i palpiti del dottore e l’ esplosione della svedese e allora si salvi chi può.

Addio cara Venere del grande nord.

 

“La figurina Panini che ti manca”, gennaio 2015 – Mozzafiato Copyright

 

 

Ufficio Stampa