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“Vado a fare una strage a Linate”

L’episodio di terrorismo (non di follia) di San Donato (Milano) che ha visto 51 bambini innocenti rischiare la loro vita a causa di un cittadino senegalese naturalizzato italiano, che intendeva con una strage degli innocenti vendicare così “i morti nel Mediterraneo”, deve porre degli interrogativi con onestà intellettuale e senza ideologie, ma soprattutto deve imporre a tutti un principio: quello dell’istinto di conservazione della propria terra, la separazione dei lupi dagli agnelli, quello di pretendere che non si possa, non si debba e non si possa volere correre il rischio di vedere stravolto il proprio mondo ed i propri valori, confondendo la cautela con la paura e la verifica delle radici di un individuo come un atto di diffidenza ingiustificata.

Ousseynou Sy

Basta con la mistificazione della realtà, basta con l’odio, con la categorizzazione, con le sommarie condanne morali di chi predica solo prudenza. Ogni nazione ha il sacrosanto diritto/dovere di proteggere dal male chiunque lo porti, sia dal suo interno che dall’esterno.

Nessuno vuole che si condanni un popolo, un’etnia, una categoria, ma è necessario allontanare ogni minaccia, senza generalizzazioni, né in un senso né nell’altro. Senza isterismo. Ma anche senza minimizzare l’episodio o fare finta che non possa succedere ancora.

Oggi abbiamo scoperto che anche il nostro paese è vulnerabile, come la Francia, la Germania, il Belgio.

Una sensazione sgradevole ed agghiacciante, lo so bene, soprattutto se pensiamo che fra quei 51 bambini minacciati da quell’uomo, avrebbe potuto esserci nostro figlio. Il nostro futuro.

Stefano Burbi, Compositore e Direttore d’orchestra, marzo 2019 –  © Mozzafiato

Ufficio Stampa