Produzione artistica
IL VALORE ECONOMICO DELL’ARTE
Inestimabile, certo, quello delle grandi opere patrimonio dell’umanità; oggetto di perizie e di scambi quello delle altre.
Qui però si vuole, come sempre, cogliere un aspetto diverso e originale della questione, ancora poco considerato ed innovativo.
Gli aspetti sono anzi due:
– l’arte come valore positivo in senso etico ed estetico, come abbellimento/miglioramento generale dell’ambiente o di un prodotto/servizio;
– l’arte come valore economico monetizzabile, traducibile in consolidamento reddituale e patrimoniale.
Il primo, più evidente: l’arte svolge funzione di esternalità positiva della quale beneficiano la collettività e l’ambiente in generale, che risulta più gradevole ed armonioso, o singoli fruitori; stimolando peraltro altre positività, economiche, oltre che di natura sociale e psicologica. Effetto questo quasi ovvio, benché spesso trascurato o molto sottovalutato.
Il secondo, meno palese: l’utilizzo dell’arte, soprattutto visiva, come elemento accessorio di abbellimento di prodotti e servizi porta ad un maggior gradimento degli stessi e quindi ad un miglioramento delle vendite, della customer satisfaction ed in ultima istanza del profitto. Come si può intuire, la tattica può sfociare in una tecnica di marketing o di comunicazione, fino ad una vera e propria linea di strategia aziendale.
L’arte risulta dunque un plus di attrattività del cliente, al pari delle già da tempo seguite e codificate scelte ecologiche ed etiche in generale.
Di più, l’arte a corredo della produzione, similmente alle valenze green&social, può essere considerata un soft asset, al pari di tanti altri intangibles; quindi come questi essere più o meno esplicitamente messa a bilancio e portare dunque un rafforzamento patrimoniale, almeno ai fini di una fair value evaluation. Dalla creazione artistica, alla creazione di valore d’azienda.
Si noti che la questione è diversa da quella, altrettanto meritoria, del design industriale, che incorpora la valenza estetica nel prodotto; questa consiste nella realizzazione di un prodotto ‘artisticamente gradevole’, quella nell’abbinare al prodotto/servizio o alla sua confezione/presentazione il richiamo ad una opera d’arte, più o meno famosa che sia.
L’esempio più evidente dell’arte come driver reddituale e patrimoniale è l’attenzione ad essa rivolta ormai da molto tempo da molte banche, depositarie prime degli interessi economici, che usano spesso opere classiche e moderne non solo come investimento diretto, ma anche e sempre più per promuovere, espandere ed ingentilire la loro attività d’impresa.
Il Conte, giugno 2021 – © Mozzafiato
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