Home / CULTURA / Brevi Racconti Inediti / Una bolla di sapone per quattro, troppo grande per non scoppiare.

Una bolla di sapone per quattro, troppo grande per non scoppiare.

Non mi è mai piaciuto farmi pregare. Farmi aspettare, sì.

Ho ancora addosso l’odore selvatico della campagna, di quella bruma scura e bagnata che a tratti mi esalta e a tratti no, ma è da lì che provengo, e per lavarmi dalle tossine di città uso il latte di Poppea. Una che la sapeva lunga.

Il destino ha in serbo una sexy sorpresa oggi e allora scopro, in un attimo solo, che tutto quel vagheggiare spinto di una biondissima e in apparenza pudica adolescente (sì, sono precoce) su cinema e attori dà i suoi frutti proibiti.

Lo sento, viene dal fondo della casa, e non è un profumo di rosa, è il sibilo di una voce roca, avvolta nel miele di castagno, foriera di altre dolcezze più audaci.

Mads mi chiama, l’acqua è bollente.

Che cosa sto aspettando ? Lui è l’eros che viene dal freddo, enigma indecifrabile, un ghiaccio bollente che neanche da nudo mi apparirà senza difese.
L’unica è appoggiarsi allo schienale alto della vasca, una di quelle bianche antiche, ondulate, farsi cullare e lasciare che la natura faccia il suo corso. Io non vedo, non sento, non parlo. Con lui è così. Non mi conosco nemmeno, è lui a sapere già tutto di me.

Sa che amo scoprire me stessa insieme a qualcun altro e lui ha deciso, oggi, di essere quell’uomo misterioso. Disegna con le dita un percorso fatto di un gel che si colora di rosa in corrispondenza delle mie zone erogene e si mescola alla schiuma. Affonda se stesso nelle mie cavità, scivola sulla mia pelle bagnata, e io non ho resistenze da opporgli stasera.
Ingordo di me, ulula come un lupo ma io non lo vedo più, quando riemergo in superficie ed esploro il pelo dell’acqua è già sparito. Al suo posto, un’altra presenza. O un’altra chimera?

Scorgo gli occhi di ghiaccio e le lunghe dita di fuoco, affusolate, di Aaron. Un angelo decaduto, se fosse un dipinto sarebbe Bacco di Caravaggio e mi appoggerebbe chicchi d’uva sulle rotondità del corpo. Giocoso questo Bacco, giovane e scalpitante, mai sazio, mai domo. Vuole l’uva, vuole me, non conosce altri modi di possedere la preda se non divorarla a poco a poco. I morsi mi spossano, sono pronta per la dolcezza, travestita da giocosità.

Jake è il terzo uomo nella vasca. Un cucciolo di leopardo che vuole graffiare. La vasca ora è un circuito sul quale Jake fa viaggiare barchette di cibo con Piccoli bocconcini di pesce o dolcetti ai fagioli rossi, i miei preferiti. Tortellini sui seni, un cuore composto di tortellini a circoscrivere il sesso.
Questi i miei amanti di un pomeriggio coccoloso e libertino.

Una bolla di sapone per quattro, troppo grande per non scoppiare. E’ stato bello finché è durato.
Intanto dal divano odo colpi d’accetta. Mi affaccio e lo vedo.

Il mio taglialegna prepara le riserve per questo lungo e freddo inverno. Zigomi alti, una faccia scolpita nella roccia e il corpo agile di un lupo.

Gli occhi ? Quelli di un gigante buono. Lo guardo e inizio a scaldarmi.

La Monaca di Ravenna, dicembre 2019 – © Mozzafiato

Ufficio Stampa