Recensione imbarazzante per un fisiologico Ferrarista che ha appena comprato una Ford…
Ero ragazzino, quando leggevo sui giornali gli echi della grande sfida che adesso viene riproposta sul grande schermo. “Le Mans ‘66” però non corre il rischio di funzionare come una monocorde ricostruzione, anche se le 24 ore di gara occupano quasi tutta la seconda parte del film.
Al contrario la sceneggiatura è intelligente nello scomporre il conflitto della sfida principale in più sub-plot: quello del pilota Ken Miles in lotta con il suo caratteraccio e le relative conseguenze, e quello del mitico costruttore Carroll Shelby opposto al board degli ottusi dirigenti Ford tutti marketing e niente passione.
Il livello spettacolare della ricostruzione è decisamente alto e tuttavia credibile, anche se ci sono ogni tanto situazioni un po’ troppo vignettistiche e la recitazione di qualcuno è talvolta sopra le righe, ma sono difetti che si lasciano perdonare, trascinati dal tono eroico (corretto, dal punto di vista americano) di molte scene.
Christian Bale occupa lo schermo con una sorprendente somiglianza al vero Ken Miles, mentre Matt Damom offre una recitazione sia asciutta al punto giusto che slanciata quando serve.
Anche un Ferrarista fisiologico esce soddisfatto dalla sala.