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LA SINISTRA, LA SINDROME DI ONODA E LE … SARDINE

Il militare giapponese Hiroo Onoda, classe 1922, era stato mandato in missione sull’isola di Lubang il 26 dicembre 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale e, nel 1974, fu grande la meraviglia del mondo nello scoprire questo soldato che ancora si nascondeva nella giungla perché non sapeva che il conflitto fosse finito da 30 anni.
La sinistra, oggi, mi duole dirlo, pare colpita dalla sindrome di Onoda, perché, ben sapendo che il Fascismo è morto e sepolto da più di 70 anni ed i timidi rigurgiti non fanno certo pensare ad una rinascita del disciolto partito del duce, continua a chiamare “fascisti” coloro che semplicemente hanno un’altra visione del mondo ed altre idee.

C’è un brutto clima in Italia, un clima da guerra civile, creato ad arte da una certa parte politica che, si badi bene, non si limita a criticare l’avversario come sostenitore di posizioni che non si condividono (cosa del tutto lecita), ma cerca di delegittimare – attenzione, perché è gravissimo – la sua esistenza, anche fisica, talvolta. La sinistra assurge (in modo del tutto arbitrario) a paladina del “Bene”, con potere di giudizio insindacabile, e bolla il “nemico” (che in realtà non esiste) come fonte di tutti i mali e quindi indegno di vivere.
Si è passati dai “girotondi”, come se il popolo in festa fosse contro il “tiranno”, usurpatore del potere, che in realtà aveva acquisito dalle urne, all’esibizione del viola, come segno distintivo di democraticità, per passare alle “sardine” ed agli slogan che , immancabilmente, fanno passare per deprecabili il leader, il partito ed i suoi elettori che non sono di sinistra.

La propaganda prevede la demonizzazione della destra a prescindere come se solo la destra fosse propagatrice di odio, ignorando le più elementari regole della democrazia, cercando di convincere che le elezioni sarebbero una tragedia perché la sinistra le perderebbe largamente e quindi sono da evitare. Ma i fascisti sono gli altri, quelli che le elezioni le vorrebbero, perché, nei paesi civili, usa così: caduto un governo, si restituisce la parola ai cittadini, come è successo quattro volte in Spagna in quattro anni.
E qui qualcuno. prevedibilmente, partirà con il discorso che siamo una democrazia parlamentare, che il governo non viene eletto, che la Costituzione prescrive che si cerchi di trovare un’altra maggioranza in Parlamento ed un sacco di altre bellissime parole, ovviamente volte a giustificare il fatto oggettivo che questo governo non sia proprio frutto della volontà popolare.
Già. La Costituzione. L’articolo 21 prevede la libertà di espressione. Non so se coloro che, immancabilmente, cercano di disturbare –anche con la violenza – i comizi dei partiti e dei leader del centrodestra capiscano il senso di tale articolo, che non si applica solo a loro, ma anche a chi ha altre idee.

Oggi i tanti (ma non troppi) soldati Onoda ignari che la guerra è finita, si chiamano “sardine”, e manifestano contro la presenza di un leader politico, dunque sono contro la pluralità delle idee, esattamente come facevano gli squadristi negli anni Venti. Continuano a cantare “Bella ciao” come se davanti a loro ci fossero ancora i gerarchi nazisti oppressori e liberticidi. Non sanno, le sardine, che i veri fascisti sono loro e che questo pesciolino “viene catturato soprattutto con la rete da circuizione denominata ciànciolo in cui i banchi vengono attratti con l’ausilio di potenti luci” (Cit. da Wikipedia, alla voce “Sardina”). Circuizione, avete capito bene. Perché anche le sardine cadono nelle reti, le reti del pregiudizio e dell’ideologia cieca e ritrita, intollerante in nome della tolleranza.

Perché noi dobbiamo essere liberi di pensarla solo in un certo modo. E’ la democrazia. La loro. Anche perché la sardine vanno contro l’opposizione. Non la vogliono, come i fascisti.

P.S. Nei commenti vi prego di evitare offese e di rispondere sempre con rispetto anche alle persone che hanno altre posizioni. Diamo il buon esempio.

 

Stefano Burbi, Compositore e Direttore d’Orchestra, ottobre 2019 – © Mozzafiato

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