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MILANO E IL CINEMA

No, non è un ossimoro, anche se qualcuno potrebbe pensarlo; è il titolo di una entusiasmante mostra da poco inaugurata a Milano, appunto; a Palazzo Morando.

Milano non è il cinema; ma nemmeno il cinema non è a Milano. Se il cinema da noi è Roma, che peraltro non è certo Hollywood, qui a Milano le produzioni non sono affatto mancate, soprattutto nel secolo scorso. Questa mostra è l’occasione giusta per dimostrarlo a chi non lo crede o non lo sa; o a chi se ne fosse dimenticato.

Anzi, forse Milano è ancora più pregevole di altri contesti, poiché entra in scena così com’è, come un attore spontaneo e veritiero, che recita se stesso. Qui si è lontani dalle scenografie artefatte di Cinecittà, dove tutto è finto, come anche da atmosfere astratte oppure oniriche di coreografie fuori dal tempo e dallo spazio. Qui la città è spesso protagonista, a volte è solo comparsa, ma mantiene sempre una connotazione realistica; dà il valore aggiunto alla narrazione filmica, o lo è essa stessa: in verità più frequentemente per i suoi difetti che per i suoi pregi, forse perché i registi non sono praticamente mai milanesi.
Ma va bene così; ai milanesi piacciono le peculiarità che i forestieri chiamano difetti.
Ultimamente ci si imbatte più raramente nei set cinematografici per le strade, e quando capita i primi pensieri sono il disagio e il rallentamento che creano, poiché qui si è sempre di fretta; si fa di fretta anche il non far nulla. Però subito subentra il fascino, la voglia di capire, quasi di partecipare; e per un volta si va più piano; e persino ci si ferma ad ammirare. Succede più spesso nelle ore notturne, le più utilizzate per avere una certa libertà e facilità di azione, senza la folla che ingombra e crea inevitabili distrazioni e pressioni agli artisti…e allora è subito complicità e incanto.
Impossibile ricordare tutti I film in cui Milano va in scena (già, perché è proprio la città che recita, soprattutto quando è ritratta nelle sue atmosfere ovattate e ombrose, più che in quelle frenetiche e assolate), neppure l’intera mostra ci riesce, né ci prova. Basta rievocare qualche spunto, qualche episodio, per lasciare alla ricerca, alla memoria e alla rievocazione di ciascuno la gioia e la soddisfazione di ricordare, fra gli altri, quelli più amati.
Indelebile lo sbarco di Totò alla Stazione Centrale e poi in piazza Duomo (non a caso scelto come emblema della mostra), proveniente da un Sud allora molto più lontano di ora. Ma non si può dimenticare il filone, né giallo né noir, dei poliziotteschi degli anni ’70, peculiare genere tutto spari e azione; e ancor meno i molti film di Renato Pozzetto, colui che probabilmente più e meglio di ogni altro ha rappresentato e interpretato la città: con la sua fortissima milanesità acquisita, ne è stato forse l’espressione attoriale più emblematica, soprattutto un paio di decenni fa. Ma poi Aldo Giovanni e Giacomo con i Navigli, il ‘comenda’ ‘Zampetti’ con il suo gergo e i suoi motti parodia dello yuppismo, Montenapoleone e la Galleria, fino ad un’apparizione persino di Mazzarella, la milanesità in persona. E si potrebbe continuare per pagine e pagine…
Ma è meglio perdersi e sognare, rivivere e commuoversi (e forse anche rimpiangere) di persona, guardando le tante immagini e proiezioni che ci aspettano varcando il portone di via Sant’Andrea 6; e poi a casa propria, vivendo le emozioni e i fotogrammi che inevitabilmente inizieranno a scorrere come un film per molto tempo a seguire.

Fabio Pretina, dicembre 2018 – © Mozzafiato

Foto di copertina: Annie Girardot e Alain Delon – Rocco e i suoi fratelli

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