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Gilet jaunes

La Francia è il paese della rivoluzione, dell’illuminismo della democrazia, dei sovrani ghigliottinati e dei moti del ’68.

E’ un popolo che storicamente si è sempre ribellato alle ingiustizie e che ha sempre lottato per ottenere maggiori diritti.

L’ultima grande protesta popolare è scattata il 17 novembre scorso e si è dilagata a macchia d’olio per tutta la Francia mettendo in grave difficoltà il governo Macron.

E’ la protesta dei gilet gialli scatenata dall’aumento delle accise sul carburante deciso dal governo.

E’ la protesta di chi tutti i giorni si muove in auto per andare a lavoro a chilometri di distanza e non ci sta ad un aumento indiscriminato sui prezzi.

In questi giorni si stanno vedendo immagini forti, di gente che mette a ferro e fuoco intere aree abitate, di polizia e addirittura esercito che rispondono con violenza.

E’ una situazione difficilmente comprensibile per noi che stiamo qua dall’altro lato delle Alpi.

Vediamo il lato violento del movimento senza notare che questo movimento ha portato Macron a parlare al popolo scusandosi per i modi violenti utilizzati ed il partito di maggioranza a perdere consensi e credibilità.

Una certa Rita Levi Montalcini diceva: ” Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi”.

Nel frattempo qui in Italia è stato emanato il decreto sicurezza che introduce il reato di blocco stradale e ferroviario.

Il grigio qui è ancora fitto.

Edoardo Colzani, dicembre 2018  © Mozzafiato

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Blocchi, tumulti, violenza, “totale anarchia” (l’ha definita lo stesso Macron), occupazioni e scene raccapriccianti al limite dell’horror. Questo il clima che da settimane si vive in uno dei paesi più romantici del mondo: la Francia.

Ma, tra un croissant e una baguette le risse ed i condensati tumulti, la violenza continua a proliferare, al punto che, il presidente Emmanuel Macron continua a sventolare bandiera bianca lasciando qualche perplessità nei volti dei cittadini.

La causa scatenante risale a qualche settimana fa, quando, il 17 novembre 2018, per via dell’ennesimo rincaro dei carburanti sono iniziate le prime manifestazioni in tutto il paese. Scendendo in piazza circa 280 mila persone con i gilet gialli (diventati simbolo/divisa dei tumulti) che ogni guidatore deve possedere in auto in caso di pericolo (paradosso).

L’odore del pane del forno delle grucce nella lontana Milano del 600 in casa Manzoni non può dunque non giungerci. Le cause sono sempre le stesse: “carestie e cattiva gestione politica con tassazioni irraggiungibili (a fine mese)”

“Preferisco tassare il carburante che il lavoro” le ragioni per l’ennesima tassa salata sono a favore di un ambiente meno inquinato per i propri figli, aveva annunciato Macron.

Da “contenuta manifestazione” la situazione è degenerata e sfuggita sempre più di mano tanto da trasformarsi in una scena horror degna di qualsiasi thriller americano low badget.

A fomentare gli animi impetuosi dei rivoltosi, sono senza ombra di dubbio i Social Network che, nella quasi totale anarchia, forniscono la perfetta piazza virtuale per poter complottare e organizzare sempre di più le loro mosse.

E intanto l’odore del pane del forno delle grucce si fa sempre più vicino: Vetrine distrutte nei Champs-Elysèes, giochi pirotecnici –“Questa poi non è una bella cosa”, disse Renzo tra sé: “se concian così tutti i forni, dove voglion far il pane? Né pozzi?”

Ghigliottine con il manichino di Macron pronto ad essere impiccato –Spiccava tra questi, ed era lui stesso spettacolo, un vecchio mal vissuto […] con le mani alzate sopra una canizie vituperosa, agitava in aria un martello, una corda, quattro gran chiodi, con che diceva di voler attaccare il vicario a un battente della sua porta, ammazzato che fosse”.

Queste ed altre scene impressionanti ad accreditare sempre di più la saggia teoria Hobbessiana dell’uomo in perenne conflitto, senza qualcuno che limiti la loro libertà alla incessabile violenza degli uni contro gli altri.

Un pericoloso restituire il male con il male.  […] di tanti visi, non ce n’era uno che sembrasse dire: Fratello, se fallo, correggimi, che l’avrò caro.” 

Intimidazioni che sono giunte agli occhi (o forse meglio dire al collo?) di Macron, il quale, in perfetto stile Ferrer ha risposto con: l’aumento del salario minimo di 100 euro al mese dal 2019, l’esenzione dell’aumento della tassazione Cgs per le pensioni sotto i 2mila euro e zero aumenti alle spese bancarie nel 2019.

–Ora è scoperta, -gridava uno, -l’impostura infame di que’ birboni, che dicevano che non c’era né pane, né farina, né grano. Ora si vede la cosa chiara e lampante; e non ce la potranno più dare ad intendere. Viva l’abbondanza!

Chissà, se in questo nostalgico ritorno ai Promessi Sposi, anche Macron non farà la fine dell’impavido vicario Ferrer durante i tumulti di San Martino… o anche per lui scenderà in campo un Don Gonzalo qualunque a salvarlo…

(Riferimenti al capitolo 12, 13 Promessi Sposi, Manzoni)

 

Marianne Perez Lopez, dicembre 2018  – © Mozzafiato

Ufficio Stampa