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Paradigma rovesciato

Vacanza ergo riposo, relax, indugio nell’ozio? Bene, ma è indice di necessità di stacco da una routine frenetica e stressante.

A ben pensarci sarebbe più gratificante una vacanza ipermovimentata, di dedizione profonda ed intensa alle proprie passioni. Per alcuni è così: si fanno cento attività, da quelle sportive a quelle sociali, da quelle ludiche a quelle culturali, fino ai lunghi viaggi faticosi e stancanti o alla impegnativa vita di divertimenti ed incontri, che vanno laboriosamente costruiti, ricercati ed alimentati, di giorno e di notte, con sacrificio anche del sonno.  Tanto che si saluta quasi con sollievo la fine delle vacanze per potersi riposare dalle stesse e tornare alla tranquilla vita quotidiana ordinaria, fatta di piccoli impegni abituali.

Siccome per definizione il tempo della vacanza è minore di quello della non vacanza, tale scenario appare forse preferibile a quello standard, con priorità invertite.

Ma chi può godere di tale privilegio? In primis giovani e giovanissimi, estranei al corrosivo mondo del lavoro; poi benestanti e rentiers di vario tipo, immuni dall’assillo della ricerca di un reddito; infine chi ha trovato nel tempo ordinario la tranquillità: un equilibrio bonario fra fare e non fare, un compromesso gradevole (che qualcuno direbbe al ribasso ma forse è al rialzo) fra l’avere e l’essere, fra il travaglio e il tempo libero, fra gli altri e il sé.

Quindi, in fondo, beato chi può permettersi di riposarsi dalle vacanze.

Il Conte, agosto 2022 – © Mozzafiato 

Ufficio Stampa