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Napoli velata

Il cinema di Ferzan Ozpetek è misterioso.

Chi volesse andare a vedere Napoli Velata, ultimo lavoro del regista italo-turco, non speri di trovare una trama lineare e delle chiare spiegazioni a ciò che accade.

La Napoli di Ozpetek viene paragonata al Cristo velato, scultura marmorea di Giuseppe Sanmartino mostrata in una scena del film in tutta la sua bellezza all’interno della cappella San Severo.

Come la scultura, la Napoli di Ozpetek è mostrata in tutta la sua bellezza, da Castel dell’Ovo al complesso degli Incurabili, ma avvolta in un velo di mistero a tinte noir capace di rendere il tutto ancora più affascinante.

In egual misura questo dualismo vi è anche nei protagonisti della storia, Giovanna Mezzogiorno che interpreta la bella ma triste Adriana, ed il giovane Alessandro Borghi dallo sguardo magnetico e un po’ inquietante. I due si conoscono all’inizio del film ed il loro incontro sfocia in una passione travolgente che però avrà dei risvolti alquanto particolari.

Due scene da menzionare per la maestria cinematografica. La prima in cui Giovanna Mezzogiorno guardando le opere presenti al museo archeologico rievoca le immagini della notte d’amore precedente vedendo il suo lui come un adone. La seconda è un piano sequenza lungo i corridoi e le stanze dell’appartamento borghese dove aveva abitato Adriana e con in sottofondo il chiacchiericcio e i rumori a ricordare come quei luoghi fossero animati e pieni di vita tempo orsono.

C’è un’ottima regia, un’ottima fotografia, un cast di tutto rilievo e delle ambientazioni molto belle.

Manca però qualcosa per poterlo definire un capolavoro o semplicemente il più bel film di Ozpetek.

Edoardo Colzani, gennaio 2018 –  © Mozzafiato

Ufficio Stampa