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“La ruota delle meraviglie” : Woody Allen perde la leggerezza

Chi critica Woody dicendo che fa sempre lo stesso film (che non è vero) sarà contento.

Woody continua a parlare dei temi ‘forti’ dell’esistenza, ma non lo fa più con il suo tipico registro dell’ironia.

Il passaggio non è brusco: all’inizio  ci mostra un ragazzino dai capelli rossi che ricorda il suo alter-ego in “Radio days” che è appassionato di cinema e falò e fa rimbalzare il suo amore per le commedie radiofoniche trasferendola alla protagonista, un’ eccellente Kate Winslet.

Però questi elementi scompaiono rapidamente e gli elementi più propriamente drammatici prendono il sopravvento disegnando una serie di relazioni sempre più conflittuali tra i personaggi.

Ho riconosciuto solo due battute “alla Woody”, peraltro non raccolte dal grosso degli spettatori.

La scelta autoriale è quella di collocare questo autentico dramma all’interno del luogo votato all’evasione ed al divertimento: la “Wonder wheel” di Coney Island diventa davvero il simbolo della felicità effimera pronta a scomparire in un attimo e della circolarità dell’esistenza: salita della tensione amorosa, culmine e discesa nella banalità  del fardello della prassi quotidiana.

Di Woody rimangono le azzeccatissime ‘facce da film’ di ogni comparsa e la coreografia filologicamente impeccabile, ma se le due attrici protagoniste fossero state Barbara Stanwyck  e Marylin Monroe e alla regia ci fosse stato Douglas Sirk il film avrebbe funzionato lo stesso alla perfezione.

Grazie della sorpresa, Woody !

Marco Ettore Massara, gennaio 2018 – © Mozzafiato

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