Quando si apre il sipario Federico Buffa è lì seduto su una sedia appoggiato ad un tavolino.
Il palco è scarno, un pianoforte, un paio di tavolini ed un appendiabiti.
La voce suadente di una cantante donna accompagnata solo da pianoforte e fisarmonica, fa da inframezzo alla storia che scorre veloce dalle parole scandite e pacate di Buffa e ti proietta negli anni ’30 del secolo scorso.
Perché fare uno spettacolo su delle Olimpiadi così datate?
Perché quelle Olimpiadi sono state le prime Olimpiadi moderne di grande rilievo internazionale, inoltre perché hanno rappresentato al meglio lo spirito sportivo fatto di sana competizione nella quale chi vince, bianco o nero, ebreo e non, viene omaggiato per ciò che ha fatto e non per quello che è.
Alcuni fotogrammi del film Olympia, magistralmente diretto da Leni Reifensthal, mostrano le gesta eroiche di Jesse Owens, corridore nero dell’Alabama, vincitore di quattro medaglie d’oro e grande protagonista di quelle olimpiadi, che però una volta tornato in patria sarà oggetto della discriminazione razziale che ancora imperversa nei democratici Stati Uniti d’America.
Sono le storie di uomini che hanno combattuto una loro guerra personale prima di subirne una molto più devastante che ha spezzato o sconvolto la vita a molti di quegli atleti.
Un plauso a Federico Buffa che sul palco di teatro ci sta davvero bene e con le sue pause ed i suoi ritmi riesce a farti vivere una storia davvero emozionante.