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ASCOLTATE IL SILENZIO. E GUARDATE IL BUIO.

Non m’ha pervaso il gusto del paradosso, ma il piacere dell’osservazione dell’insolito.
I silenzi non sono tutti uguali, ognuno ha un suono, una melodia.
Il silenzio di un bosco vi sembra uguale a quello di una stanza?
Idem per il buio, ognuno ha un suo cromatismo: quello di una cantina non è quello di un deserto.
Spesso buio e silenzio convivono, allora è un piacere per la vista e per l’udito;ammesso di aver la fortuna di sperimentarli:sono entrambi ormai molto rari.
Per ciò dobbiamo ricercarli, ammirarli, riconoscerli e viverli.
Accomunati ai nostri nella trascuratezza generale, benché più appariscenti, sono i profili dei monti; chissà perché quasi nessuno si preoccupa di riconoscerli,di ricordarne il nome, memorizzandoli come si fa invece per i più banali edifici o per i grattacieli, che peraltro son molto meno imponenti.
Ogni montagna ha la propria personalità ed ogni sua parte un diverso carattere.
Molti forse riconoscono il Cervino, in virtù appunto del suo aguzzo svettare, ma quanti sanno distinguere il Disgrazia dal Bernina?
O confondono l’Ortles con il Gran Zebrù?
Per non parlar dei monti meno conosciuti.
Apprezzare l’uno piuttosto che l’altro è come preferire una persona ad un’altra;e, come per queste, si sceglierà quali frequentare.
È un vero peccato che le cime ineguali siano ben note soltanto a chi è vissuto fra loro!

Il Conte, giugno 2018  – © Mozzafiato

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