Woody Allen torna agli anni ’30, il periodo storico che afferma essere il suo preferito.
Su questo fondo storico e ambientale innesta una storia impostata su concetti basici: il primo amore confrontato con quello che la vita ti ha portato ad amare, le tradizioni della famiglia con le inevitabili connotazioni ebraiche, i riti ed i pericoli della società nella quale devi imparare a navigare ed un pizzico di nostalgia con più che una strizzatina d’occhio alle atmosfere di ‘Radio days’.
Ne nasce un’opera dal ritmo straordinariamente frizzante, che rilancia l’attenzione dello spettatore ogni volta che la tensione narrativa accenna a diminuire.
Una messa in scena ancora più impeccabile di quanto ci ha abituati in tutti i suoi film, ambienti e attori perfetti fino all’ultima comparsa, un doppiaggio finalmente dai toni accuratamente calibrati, una colonna sonora strepitosa.
Woody è tornato ai suoi livelli migliori: cosa si può desiderare di più al cinema ?