Gli Architetti della montagna (e del cielo)

Last Updated: 25 Luglio 2023By

Castelrotto, Hotel Lamm, ore 21.30.

Appuntamento nel centro del paese. Una Natura che ci circonda di un verde intenso, che abbassa i ritmi cardiaci solo osservandola e trasmette una serenità aliena a noi abitanti di grandi città.

Lukas Tammerle e Paul Senoner

L’appuntamento è con due architetti del luogo Paul Senoner e Lukas Tammerle, che hanno costruito e/o ristrutturato realtà di accoglienza importanti (Hotel di lusso e un Rifugio d’alta quota).

Ho voluto conoscerli e intervistarli, perché osservando i loro progetti e le loro realizzazioni, mi è sorta la curiosità di comprendere cosa ci  fosse dietro questi professionisti come persone. Inoltre volevo cercare di sondare per poter percepire la loro creatività e loro soluzioni architettoniche in una realtà diversa da quella delle città.

 

 

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Non conosco il tedesco, ma un vocabolo colmo di significato appreso durante l’epoca liceale, è diventato importante per me nel tempo. Questa parola è : “Weltanschauung” ( visione della vita, concetto del mondo). Vorrei sapere qual è  la vostra visione della vita e dell’essere architetti nel vostro territorio?

Paul Senoner: Quando ho terminato l’Università di Innsbruck  il mio Professore mi disse: “Paul, noi siamo architetti provinciali, non avere velleità internazionali, ritorna dove sei nato. Qui mi sento bene e  mi fa sentire a mio agio costruire per la cultura del luogo e per la gente che conosco.

Mi sono poi domandato :”Cosa voglio lasciare indietro, quando andrò via?” La risposta è stata semplice: “Costruire degli edifici nuovi che hanno la possibilità di invecchiare come noi esseri umani. Il legno con il tempo da chiaro diventa scuro, un segnale preciso che il tempo scorre per tutti coloro che abitano questo pianeta.”

Rifugio Alpe di Tires – parte esterna

Lukas Tammerle: Quello che costruisci in montagna ha un’importanza diversa che in città. Incontri la gente del luogo e senti i loro commenti anche quelli “non verbali”. Anche i piccoli spazi, come un semplice sottotetto, assumono nel suo sviluppo architettonico una rilevanza e una serietà notevoli.

Com’è il lavoro di architetto in alta quota?

Paul Senoner: Quando sali in alta quota a piedi , sai che ti aspetta un duro percorso e quindi tutte le tue energie sono legate alla fisicità del cammino che ti attende; ma hai la possibilità di  osservare e  guardare quello che hai intorno. Tutto questo ti rimane impresso e marcato sottopelle. In un secondo momento quello che hai vissuto camminando e osservando emerge per delle ispirazioni, soluzioni ed elaborazione di nuove idee. Oggi l’Architettura è fatta purtroppo al 90%  da burocrazia, tecnica, legge, problemi, soldi e solo il 10% di vera architettura. Questa parte finale è una chance unica.

Rifugio Alpe di Tires – particolare del tetto

Lukas Tammerle: I progetti si sviluppano in sinergia e discutendo ci si spinge in alto. Il tetto rosso del Rifugio Alpe di Tires ( nella foto in copertina) abbiamo voluto portarlo fino a quasi al pavimento e metterci tutto sotto. Poi, lasciare quel qualcosa in più, una sorpresa per gli ospiti che verranno. Non guardiamo molto all’estetica, ma alle idee che ci sono dentro. La funzionalità dell’edificio è anche identificazione con la committenza, quindi diventa un lavoro millimetrico, per la responsabilità dei soldi investiti, della tutela del paesaggio e soprattutto nei confronti delle persone che ci vivono.

Due splendide realtà turistico/ricettive della zona sono : l’Hotel Lamm, dove stiamo amabilmente conversando e Sensoria. Entrambi  danno la netta sensazione di accompagnarti a stare bene, a non aver timore di rilassarti, di lasciare andare fretta e le cose inutili, senza sentirti in colpa. A riprendere il puro e istintivo contatto con te stesso. Sicuramente la  Spa di entrambi gli alberghi agevolano questo iter. Entrambi sono dotati di una piscina riscaldata, ma nel caso del Hotel Lamm che è posta in cima sulla terrazza, per la sua apertura verso il cielo rende unica l’esperienza di nuotarci, un’emozione mozzafiato. Siete gli architetti che hanno sviluppato entrambi i progetti, mi dite come sono nati e quali sono stati le correzioni in corsa d’opera che avete effettuato, i cosiddetti imprevisti e le soluzioni identificate/implementate.

Piscina Hotel Lamm

Sensoria – Dolomites

 

 

 

 

 

 

 

 

Paul Senoner: Dopo un progetto sviluppato insieme con il committente si diventa amici e quindi si va avanti uniti fino al traguardo. Lasciare il progetto aperto e con il tempo si maturano soluzioni diverse, anche all’ultimo momento. Per entrambi abbiamo voluto usare il legno, come elemento principale, quindi materiale leggero e adattabile. Il pesante non ci appartiene.

Lukas Tammerle: Cerchiamo di spiegare bene la nostra idea a tutti i protagonisti del progetto , agli artigiani che ci lavorano, ai committenti, alla fine noi siamo dei generalisti, un po’ preti, un po’ medici, un po’ amici del bicchiere della staffa. Questo ci permette di vivere intensamente ogni momento e situazione del progetto nel suo sviluppo.

In un recente articolo Paul ha affermato che costruire dei rifugi in alta montagna è come costruire delle navicelle spaziali : hai un sacco di altri problemi da risolvere prima di metterti ad abbellire la tua navicella. Nel caso di un rifugio hai bisogno che la struttura sia robusta, che gli spazi siano ottimizzati e che non ci siano sprechi di risorse materiali e di lavoro umano. Ecco. Ieri i maggiori quotidiani ci informavano delle stravolgenti immagini che il nuovo telescopio ci invia dalle profondità spaziali. Inoltre, a breve medio termine andremo su Marte. Cosa Vi portereste sull’astronave, se ci fosse la possibilità per entrambi di viaggiare a bordo del veicolo spaziale?

Paul Senoner: Alcool e sigarette. Questa risposta fa scaturire una risata colletiva. Poi, ci riflette un attimo e aggiunge in maniera seria porterei uno strumento musicale e imparerei lentamente a suonarlo, penso a una fisarmonica, due tastiere che si incontrano.

Lukas Tammerle: Un pallone. A parte gli scherzi, il pallone per me è la metafora della comunicazione, perché da come io effettuo un passaggio a un compagno dipende l’esito dell’azione della squadra.

Baldassarre Aufiero, luglio 2022 – © Mozzafiato

 

 

 

 

 

 

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