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Il leone ferito

Ogni mattina corro a prendere il bus affollato, colmo di turisti mordi e fuggi e pendolari stanchi e polemici.

Scendo e percorro un tratto a piedi, tra calli strette e buie, ponti e ponticelli, campi assolati.

Via sul vaporetto e dopo un nuovo tratto a piedi.

Questa è Venezia, venduta agli stranieri profittatori, dove anche i bassi sono furbescamente divenuti b&b abusivi, con ciarpame spacciato per souvenir.

Eppure all’improvviso accade qualcosa di terribile: è tornata l’acqua granda…un’acqua che non è semplicemente alta, ma che tutto inonda. Le calli sembrano torrenti di acqua putrida, che spazza via tutto ciò che trova.

Mi ritrovo in stivaloni di gomma, in un silenzio surreale. I vaporetti non passano.Un vento gelido crea onde per strada, il cielo piange una pioggia carica e ininterrotta. Sembra veramente un film catastrofista, di quelli americani, con i sopravvissuti che si aggirano smarriti.

Eppure, in quel caos, con l’acqua sporca che minaccia di inghiottirmi, tra carogne di pantegane e colombi, ecco che sento ruggire il Leone Ferito. Ecco che si sveglia.

Si perché in questo orrore vedo i veri Veneziani ripulire in fretta le loro botteghe, vedo i residenti gettare via tutto quello che è stato distrutto, vedo la gente perbene aiutare i vicini di casa, vedo i ragazzi correre a salvare le biblioteche ed il Conservatorio. Non ci sono gli speculatori, no quelli restano fuori, oggi c’è la Venezia che amo e che non vuole scomparire. Corro in ufficio, perché nel mio piccolo rappresento lo Stato.

Gli hotel di lusso attivano le pompe idrovore ed i gruppi elettrogeni, i caffè storici cercano faticosamente di salvare dall’acqua salmastra arredi e tappezzerie. Il lusso non è cattiveria, qui è amore per  il Bello. Se non ci fosse chi investe in hotel e locali a 5 stelle, molti palazzi storici non sarebbero restaurati in modo costante.

Tuttavia ci sono idioti che augurano a queste strutture di crollare, semplicemente perché il lusso si paga troppo. In alcuni alberghi da sogno si custodiscono affreschi preziosi, stucchi e opere d’arte..ma tutto questo gli odiatori da tastiera lo ignorano.

Voglio che Venezia resti una città, non un parco giochi. L’acqua alta si sconfigge aiutando artigiani e bottegai a restare aperti, creando serie politiche abitative e terminando il Mose.

Un uomo mi guarda, è seduto su una sedia di plastica…attende….è dentro la sua bottega di maschere artigianali e resta lì ad osservare, non chiude, resta con la serranda alzata.

Cammino e divento più forte, non sento neanche la pioggia.

Sento il Leone Ruggire ed entro in ufficio, un meraviglioso palazzo del seicento.

Tiro su i faldoni fradici dall’archivio e urlo “Duri i banchi”.

Leone mio amico, io non ti abbandono.

Arianna Versaci, novembre 2019 – © Mozzafiato

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