Mozzafiato Trattiene il fiato, ma non la notizia.
Sulla metro che corre
verso il lavoro
dimenando la coda
con grido di lama,
nessuna parola.
Un filosofo
che pensò tanto
e scrisse non abbastanza
insegnò che “i rumori
circondano la vita”:
di certo, lei pensò,
non aveva mai preso
alle sette e mezza
la linea calda di fiato
che porta al dovere.
Hanno tutti il capo chino
(come sfiorite corolle)
allucinato dalle immagini
che, gli occhi schiusi di sonno,
sfogliano coll’indice destro
senza mai guardare.
Nessuno si fa compagnia
nessuno si guarda,
nemmeno sottecchi,
a nessuno interessa
quello che sa a memoria
perché gli somiglia,
alcuni appesi alle barre
resistono all’inerzia
e forse anche della vita
ma non lo danno a vedere,
musica nelle orecchie
i più giovani, invecchiati
dal destino, e borse pesanti.
La voce che annuncia le fermate
è una voce di donna
(ma non ha tensione di suono
è indifferente al genere)
registrata per non dare fastidio
traduce in inglese luoghi italiani
che forse una volta avevano
un senso di orientamento.
Sulla metro che corre
verso il lavoro
scendono tutti
alla stessa fermata,
cercando l’uscita.
