Koh Rong

 

Prima di arrivare in Cambogia non avevo mai nemmeno sentito nominare di Koh Rong. Fu durante il mio vagabondaggio nel nord del paese che ebbi la fortuna di conoscere José, un ragazzo spagnolo, che mi raccontò una storia su quest’isola, descrivendola magica. Con spiaggie bianche, l’acqua cristallina e giusto un piccolo villaggio di pescatori con qualche turista. Non ci volle molto per convincermi ad andarci.

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Sbarcai a Koh Rong nel tardo mattino, proprio quando il sole del tropico inizia a scottare. Dal molo del villaggio dove fui lasciato da un peschereccio riuscivo a vedere un bel pezzo di isola. Sulla destra c’era il piccolo villaggio di pescatori e sulla sinistra c’era una spiaggia bianca che sembrava non finire mai. Capii che il mio amico spagnolo aveva ragione.

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Mi feci una passeggiata nel villaggio e incontrai tante faccie sorridenti, incuriosite dalla mia presenza. La differenza tra i luoghi che sono abituati a ricevere un flusso di turisti permanente e tra i luoghi nei quali il flusso di turisti e di soldi deve ancora crearsi si vede proprio da questo, proprio dalla ingenua curiosità degli abitanti locali nei confronti dei turisti.Andrea 7

 

Nel villaggio di pescatori di Koh Rong non c’era nessuno che cercava di vendermi qualcosa, non c’era nessuno che aveva l’intenzione di ingannarmi, non c’era nessuno che chiedeva soldi come di solito capita nei posti più turistici in Asia. Felice e appagato mi dirissi sulla spiaggia all’altro lato del molo. Posai il mio zaino sulla sabbia, sotto un’albero, e legai la mia amaca da viaggio tra due alberi accanto. Mi buttai sull’amaca e ammirando quel panorama di sabbia bianca e di mare turchese pensai a José, ringraziandolo per avermi raccontato la storia su Koh Rong, e mi addormentai cullato dal suono calmante delle onde che battono sulla spiaggia.

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Andrea Vaccaro, Roma aprile 2014 – Mozzafiato Copyright

 

Ufficio Stampa