Gruppo di pendolari alla fermata dell’autobus, io che (come al solito) origlio con aria finto-indifferente.
Maggio: signora cara, che freddo. Non lo dica a me, sono ancora col golfino di lana. Si si, io ho le calze termiche, quelle per lo sci di fondo. Questi i commenti, finché la capobranco esclama:
“E’ il tempo impazzito, un maggio così non c’era da cento anni, anzi da duecento”…tutte annuiscono. Io, scema da sempre, le dico “caspita te li porti bene gli anni, non pensavo che duecento anni fa lavorassi!” Ovviamente vengo fulminata dagli adepti.
Giugno: Signora cara, che caldo. SI SI sbalzo di temperatura inaccettabile ed imprevedibile. Guardi guardi, ho la camicetta di lino e sto sudando. Non me lo dite, ho già le scarpe infradito. La capobranco sentenzia “un caldo eccessivo, non ricordo un caldo così opprimente….come ha detto quella lì, Greta, il tempo si avvia verso la tropicalizzazione. Ci sarà il deserto!”. Ancora una volta esclamo :”che vuoi che sia, al massimo andremo a lavorare col cammello”. Il branco si inalbera ed un coro da tragedia greca mi urla: “ce la fai a stare seria, almeno una volta?”.
A questo punto sono io a non farcela più, perché basta, sono stanca, stanca all’ennesima potenza di sentire un gruppo di persone e forse anche me stessa che si lamentano perennemente del clima, del colore dei capelli, del metabolismo….cambiando continuamente idea su ogni argomento. Non conto neanche fino a cinque e inizio a parlare seriamente:
“ Vi ricordo che tutte le mattine, da almeno cinque anni,questa fermata di bus è diventata il circolo delle piagnone. Ci lamentiamo di tutto, desideriamo una cosa e, dopo averla ottenuta, ci strappiamo i capelli dalla insoddisfazione e dalla tristezza. Adesso basta, cerchiamo di essere felici per il solo fatto di essere qui e di stare bene”.
Vorrei ricordare a me stessa le mie parole, ogni giorno, per ringraziare di esserci e se dovrò indossare il cappotto ad agosto, ne troverò uno con i disegni floreali!