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PARLA, PURTROPPO LA GENTE PARLA! “SANREMO 2021… UN ANNO DOPO”

Ieri sera si è conclusa la 71° edizione del Festival di Sanremo e come tutti gli anni le polemiche non sono mancate: dal cachet dei presentatori ed ospiti, al fatto che era meglio non farlo, alla bravura/non bravura di Amadeus e Fiorello.

Come sempre da casa, gli schieramenti erano due: chi non lo guardava e criticava Sanremo e chi invece, lo guardava e… criticava Sanremo.

Ad ogni modo, Sanremo un anno dopo, ci ricorda cosa esattamente iniziò un anno fa.

Quelle poltrone vuote, i fiori consegnati con un carrello, poi per fortuna tramite una persona, solo con i guanti, palloncini al posto di persone.

Amadeus e Fiorello, forse non abituati, un po’ impacciati.

Ospiti che non guardavano in camera ma solo il loro interlocutore (il pubblico c’era, solo che era a casa).

Eppure, quest’anno sono passati tanti messaggi, o almeno è stata data la possibilità di farli passare, in prima serata, sulla rete nazionale: da Achille Lauro, che nella sua stravaganza ci ha mostrato la libertà di essere senza subire le critiche di chi vuole essere altro, a Alex Schwazer che ci ha fatto capire quanto un errore procedurale e giudiziario possa rovinarti la carriera, senza però abbatterti (alle prossime Olimpiadi forza Alex!).

O a Ibra che, ci ricorda quanto gli errori debbano e fanno parte dei nostri successi. E ci ricorda anche che è sempre bene essere umili, che se ti trovi in mezzo al traffico e non sai come raggiungere Sanremo, puoi sempre chiedere un passaggio in moto a uno sconosciuto.

Assurdo? Beh un po’, ma non se ti chiami Zlatan Ibrahimovic.

Ma quest’anno è stato anche il Festival di cantanti un po’ meno conosciuti ma altrettanto stravaganti. Ho apprezzato tantissimo gli Extraliscio, forse avendo un animo un po’ patriottico, che con le loro melodie mi hanno riportato con la mente alle serate estive a casa mia (in Romagna), dove non poteva mai mancare una nota di Valzer, anche nelle migliori discoteche della riviera.

A Willy il Peyote che con il suo testo ci racconta come si è evoluto il mondo e come sotto pandemia qualche contraddizione ci sia stata e c’è: “Riapriamo gli stadi ma non teatri né live”.

A cantanti più famosi come Fedez e la Michielin che con una canzone non delle migliori sono arrivati secondi, sostenuti da una Ferragni che, lasciatemelo dire, non mi sento di criticare.

A me, vederla chiedere voti per il marito, ha fatto specie.

Una donna già arrivata, milionaria, che ha tutto, non avrebbe bisogno di chiedere voti.

Eppure in lei, ho visto una donna innamorata che sosteneva il marito, anche in modo tenero.

Ovvio avendo quei 20 milioni di followers è stato facile “ottenere voti” ma noi saremmo state diverse al suo posto?

Ma alla fine, ci è stato dimostrato come il talento comunque vinca. Prima o poi, ma vince.

Dei Maneskin (o Naziskin come erroneamente li ha definiti Orietta Berti, regalandoci risate per tutto il Festival) bellissimi, carichi, giovani, con una canzone significativa che ci rappresenteranno all’Eurovision a Rotterdam. Niente di più adatto.

E come dice la loro canzone “Parla, purtroppo la gente parla, non sa di che cazzo parla” unita al messaggio di Achille Lauro: “Le parole a volte fanno male, e purtroppo c‘è chi non riesce a farsele scivolare addosso”, ci ricorda che ognuno di noi deve essere libero di essere ciò che vuole, non limitando la libertà degli altri, ma allo stesso tempo capendo che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri.

Di tutte le critiche bisogna farne tesoro e poi, lasciarle scivolare via.

Come quelle che tutti gli anni facciamo a Sanremo, ma che Sanremo, per fortuna, scordandosele, torna a farci compagnia ogni anno.

Che per quanto ci piaccia criticarlo, se ce lo togliessero, un po’ ci lamenteremmo.

Perché siamo fatti così… Perché Sanremo è Sanremo!

E, allora, che rock sia. (Con un po’ di Valzer).

Giulia Buratti, marzo 2021 – © Mozzafiato

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