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Alto gradimento?

LIKE! Or not?

Mi piace; mi assomiglia. Una piccola parola, due grandi significati. Ci piace ciò che ci assomiglia.
Misurare il consenso è sempre stato un cruccio e un obbligo per l’uomo vanesio, soprattutto se di potere; o aspirante tale. Seguaci, fedeli, voti, sondaggi..’amici’, ‘seguaci’ (pardon, followers).
A quanti ‘piaciamo’? A quanti ‘assomigliamo’? Vexata qæstio.
Ci si è sempre accontentati di fare una stima, più o meno imprecisa; ora vogliamo fare la conta, più o meno esatta. E l’illusione di riuscirci è lì, comoda come una corta parolina, che neppure dobbiamo scrivere, basta una manina, un’icona, un pollice recto, un clic.
Il potere delle folle e degli imperatori si perpetua, fatto: ci piace, assomigliamo; piaciamo, ci assomigliano.
Diritto di vita, virtuale; e non solo. Un’intelligenza lontana conterà i clic, pardon, i Like; mica possiamo perdere tempo noi a contarli, a controllarli, a coltivarli, a qualificarli,fidiamoci, le macchine non sbagliano, non si stancano e non si distraggono.
Anche se non distinguono, cosa importa? Un voto è un voto; un Like è un Like; un clic è un clic. Meglio uno in più che uno in meno. Cosa non si fa per averne (qualc)uno in più. In fondo è la cosiddetta democrazia, il cosiddetto sistema meno imperfetto di tutti, dogma insindacabile di ogni pensiero moderno. Che sia virtuale, cioè inconsistente, intangibile e non fisica, cioè visibile, riconoscibile in fondo cosa importa? È tanto più comoda e tanto più veloce.
Con l’aggravante che qui il parere non è richiesto a tutti, ma è dato solo da chi desidera ed è attivo on line.
Anzi, si vorrebbe e si sperimenta (e si conta) pure il disLike; tanto è facile e rapido pure questo e, con i tanti ‘odiatori’ di professione che vivono in rete, l’insidia è minacciosa: un’altra icona, il pollice verso, clic: diritto di morte, solo virtuale; si spera.
Bene. Anzi, male! Forse non tutti sanno che i Like (e perché no, presumo, i disLike) si possono comprare e vendere a piacimento, a centinaia, a migliaia, a milioni, basta accordarsi; e pagare (sembra neppure tanto in proporzione al vantaggio-ingiusto-che si ottiene, peraltro con un listino prezzi differenziato per provenienza, eterogeneità, fonte). Ovviamente non si tratta quasi mai di gradimento espresso da persone fisiche,sarebbe troppo complicato,costoso,rischioso e dall’esito incerto.
Le persone (finora) mantengono un (sempre minore) margine di discrezionalità, imprevedibilità e libero arbitrio, quello de ‘il voto è libero’ (sul ‘segreto’ la rete ha evidentemente messo una pietra tombale); ma generato da macchine all’uopo programmate. Con la relativa stupidità sfociante nel parossismo e nella comicità di cui solo le macchine sono capaci, per cui magari un blogger lituano che scrive solo in lingua locale risulterebbe avere migliaia di Like e/o followers tutti pakistani, se solo qualcuno si premurasse di controllare.
E si può fare, mi si dice.
Di più: a cosa servono in definitiva i Like acquistati o sollecitati in grande abbondanza? Solo a soddisfare la propria vanità? Mah, poco male.
C’è chi vi trova soddisfazione, come chi trova gusto nel diffondere propri fotoritratti così ritoccati da apparire un’altra persona, finta, plastificata e senza difetti.. Se però da questa realtà aumentata/artefatta si traggono ritorni economico/commerciali, forse la cosa è quantomeno truffaldina. Non solo: sembra sia pure possibile commissionare Like da destinare a terzi, per poi magari screditare il destinatario diffondendo un’indagine sull’origine poco realistica degli stessi.
Fantamarketing? Forse no.
Dunque basta Like, nati come ingenua ed innocua espressione del pensiero personale ed ormai involutisi in metro distorto di valutazione onnipotente? Forse sarebbe meglio, tornando a giudicare il valore delle cose e delle persone a sentimenti, a qualità, piuttosto che a quantità, peraltro-appunto-spesso manipolata. Ma siccome bisogna vivere nel mondo che c’è, e in questo vi sono i Like e i followers, almeno non si attribuisca loro un potere semiassoluto (a maggior ragione senza averli indagati e riconosciuti), specialmente in ambiti artistici e culturali, nei quali il business dovrebbe contare poco.
Insomma, se proprio non possiamo farne a meno, contiamo pure i nostri pochi o tanti Like, personali o professionali che siano, e andiamone fieri, soprattutto se accertiamo che sono di qualità: non tutti i Like sono uguali.

Il Conte, gennaio 2019 – © Mozzafiato

P.S. Visto che non siete macchine, che avete letto veramente, capendo l’italiano e che siete persone di spessore…mettete pure un Like e seguiteci, se vi piace!

Ufficio Stampa