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THE FIRST MAN

Da sempre appassionato di imprese spaziali avevo grandi aspettative su “The first man”.

Non sono andate deluse se si guarda alla ricostruzione del ‘percorso’ di Neal Armstrong  e di tutto il progetto che lo ha portato a stampare la sua impronta sul suolo lunare. 50 anni sono una distanza ‘storica’ che offre l’occasione ai più giovani di rivisitare un’impresa che oggi sembra addirittura più lontana dalle attenzioni della cultura contemporanea.

Interessante invece, per chi invece la ricorda perfettamente, è anche  la ricostruzione del lato umano degli astronauti che invece sono stati sempre presentati come uomini del futuro e senza un passato e che invece vengono messi di fronte alle loro esitazioni, paure ,nella loro dimensione famigliare e nelle relazioni tra loro stessi.

Dove ho trovato  il film meno efficace è sul piano del ritmo, troppo discontinuo tra le varie sezioni e sbilanciato nella rappresentazione dei momenti più strettamente ‘eroici’. Anche il casting si muove tra alti e bassi. La somiglianza tra Gosling e l’astronauta è appena sufficiente, altre ‘facce’ sono azzeccatissime (Ed White  e Buzz Aldrin) mentre altre sono appena accennate (Michael Collins) se non sbagliate (Dick Slayton) mentre  il co-equipier della Gemini 8 (David Scott) è addirittura relegato ai margini della inquadratura.

Ben riuscita è invece l’idea di alternare, nel momento topico della discesa sul suolo lunare, le immagini originali e dialoghi ‘storici’ con quelle ricreate ad hoc. Una nota di regia efficace che chiude un film che conserva un buon valore evocativo ed istruttivo per i ‘millenials’ oggi proiettati verso obiettivi del tutto diversi.

Ma “Apollo 13” è un’altra cosa !

Marco Ettore Massara, novembre 2018 – © Mozzafiato

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Ultimamente sto sviluppando una nuova maniera di guardare i film.

Questa nuova forma di osservare la pellicola mi ha portato e convinto a scrivere delle recensioni diverse, senza prosa aulica, né utilizzando un linguaggio edulcorante, né tantomeno troppo critico.

Mi piace concentrare la mia recensione in brevi riflessioni, che siano stimolanti per i lettori del nostro Giornale ed anche per il sottoscritto come base di partenza per una seconda visione del film.

 

Incominciamo. Voglio raccontarvi tre momenti importanti del film.

1) Il paragone storico, filosofico e culturale tra l’arrivo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo con una semplice scialuppa e l’arrivo di Neil Armstrong  sulla Luna con il LEM dell’Apollo 11, è realmente molto pertinente. Forse ci porta a comprendere che qualsiasi scoperta dell’essere umano va fatta con un piccolo atto. Questo vale per la scienza, per la medicina, come per l’Universo che ci circonda.

2) Il dolore per la morte della figlia, i momenti dolcissimi di quotidianità, d’interazione e di giochi tra un padre e la sua bimba, ci accompagnano durante tutto il film, come un fiume sotterraneo ed emergono alla luce e in superficie come una cascata impetuosa dopo l’atterraggio.

3) Vi chiedo di aiutarmi a comprendere, specialmente coloro che conoscono la musica, perché lo strumento musicale protagonista di quasi tutta la colonna sonora sia la chitarra. Una colonna sonora molto bella ed attinente ai temi trattati.

Baldassarre Aufiero, novembre 2018 – © Mozzafiato

P.s. I rumori meccanici e la precarietà delle prime navicelle spaziali, ci danno un senso concreto di quello che hanno vissuto all’epoca i protagonisti.

 

 

 

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