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Ecce homo

Quando ho ascoltato Giovanni Allevi raccontare il suo vissuto negli ultimi anni sul palcoscenico di Sanremo, mi è venuto in mente il passo evangelico di quando Ponzio Pilato mostra Gesù Cristo flagellato e con la corona di spine alla folla.

“Et dicit eis: Ecce homo” (Giovanni: 19,5).

Ecce homo – Antonio Ciseri (1891)

Perché il prefetto romano della Giudea mostrando un Uomo sofferente, colmo di dolore, con piaghe e sanguinante, cercò d’impetosire le persone radunate, che volevano la sua morte.
Pilato non ci riuscì, anzi si lavò le mani, di una sentenza che riteneva sbagliata.
Giovanni Allevi, accompagnato da un Ponzio Amadeus – questa volta non solo solidale, ma anche empatico – con  la narrazione del suo vissuto, ha invece toccato le nostre corde emozionali e le ha fatte vibrare.
Ci siamo sentiti coinvolti e fortunati di essere sani. Coloro che hanno vissuto o vivono le stesse sofferenze, forse si sono sentiti sollevati e pronti, di nuovo, ad accettare il loro presente.
Le sue parole innalzano le sofferenze vissute e li trasformano in un dono di bellezza.
Un sacrificio che eleva l’intera umanità.
Un dolore che porge degli splendidi doni.
La gratitudine nei confronti della Bellezza del Creato, il colore rosso di albe e tramonti visti da una stanzetta di ospedale.
L’affetto, la forza e l’esempio ricevuti dagli altri pazienti.
Infine, conclude, con la sua affermazione più forte :
” Quando tutto crolla, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più”.
Forse non dovrebbe contare anche quando tutto è in piedi?
Grazie Maestro Allevi.

Baldassarre Aufiero, febbraio 2024 –  @Mozzafiato

TOMORROW

Giovanni non riesce a star fermo.

Ha una chioma d’argento, gli tremano le mani e gli trema la voce, cammina con cautela e lento si avvia al pianoforte.

Adagio s’incurva, distende le dita e sorride.

E senza smettere di sorridere suonerà Tomorrow, il suo nuovo brano. Sarebbe sufficiente ciò per parlare di Giovanni Allevi in merito ad una pedagogia musicale, una filosofia, ma le ricette con cui si confezionano questi concetti, giungono soltanto quando la musica è finita, dopo. Forse è il pianoforte che guida il pianista verso qualche destinazione, forse l’artista non sa veramente dove sta andando mentre compone. Eppure questa volta il processo non è così imprevedibile; è il maestro stesso a fornirci spunti: ‘non potendo più contare sul mio corpo suonerò con tutta l’anima’. E così, la melodia inizia nostalgica, quasi passasse in rassegna il passato; l’andante si carica poi di dolcezza, la stessa con la quale Giovanni guarda grato al suo presente; incalza gioioso perché se la musica è tempo, che il tempo del domani sia splendido. Allora cosa altro ha, se non un chè di filosofico, il ritorno di Allevi sul palco, a casa; qualcosa nella sua postura sembra incontestabile, qualcosa nelle note che ha scelto ci pone in sintonia fra noi, qualcosa nella sua voce ci suona insopprimibile.

Gabriele Cardinale, febbraio 2024 –  @Mozzafiato

Ufficio Stampa