Il soggetto l’ha scritto la Storia: la grandiosa “vittoria nella sconfitta” riportata sulle spiagge, dentro e sopra il mare del Nord.
La scaletta e la sceneggiatura sono stata invece sviluppate da un importante autore del cinema dei nostri giorni: Christopher Nolan, da bravo e vero autore e regista, sceglie di raccontarla appoggiandosi alla sua ossessione per il tempo, o meglio sul modo di rappresentarlo attraverso il linguaggio cinematografico.
Sceglie tre storie di durata diversa: una settimana sulla spiaggia ed in mare, un giorno sulla barca da diporto di un ‘volontario’ coinvolto nel salvataggio ed un’ora, tanto dura una serie di combattimenti aerei; le dilata e le comprime in 108 minuti e su questa scelta organizza il ritmo di un film ad alto tenore di spettacolarità, filologicamente impeccabile nella messa in scena e rispettoso degli elementi irrinunciabili del cinema di guerra.
Lo spettatore non sa a quale storia appassionarsi di più ed è piacevolmente spiazzato dai cambi del ritmo narrativo, che però non comportano mai un calo della tensione del racconto; solo in qualche occasione rischia una eccessiva frammentazione. Peccato veniale, ampiamente perdonato grazie ad un casting dove non c’è una faccia sbagliata; Mark Realance, sostenuto da un doppiaggio encomiabile, sfoggia la saggezza che sa infondere nei suoi personaggi e Tom Hardy trasferisce la sua abilità nel gestire lo spazio claustrofobico trasferendola dall’abitacolo della BMW X5 di ‘Locke’ nel cockpit di uno Spitfire Mk5.
E poi, come scritto nel titolo, c’è la guerra: con la inevitabile ma ben dosata retorica, con le fortune e le sfortune dettate dal caso, con gli eroismi veri e quelli attivati dalle circostanze. Tutto ben calibrato, il che appunto dona al film uno splendido equilibrio tra genere, accuratezza, spettacolo e marca autoriale: difficile chiedere qualcosa di più.
Marco Ettore Massara, settembre 2017 – © Mozzafiato