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RESTER VERTICAL!

Famiglia, se ci sei batti un colpo. Uno dei fondamenti principali della nostra società soffre, soffre moltissimo nei film visti al Festival di Cannes 2016. Se c’è un polso da sentire, in questa edizione n. 69, è quello degli affetti fra genitori e figli e fra parenti, in generale.

C1Quanto dolore, quanto patimento tenuto nello stomaco in almeno tre delle opere in concorso, non a caso firmate da Cristian Mungiu, Xavier Dolan e Cristi Puiu, alcuni dei cineasti più rappresentativi della nostra epoca. Potremmo quasi disegnare una parabola, che parte da Mungiu e si inerpica con Puiu, per ricadere sulla povera, paranoica, disgregata famiglia dipinta in un crudele affresco dal franco-canadese Dolan. Il più sano dei tre, Mungiu, in ‘Bacalaureat’ descrive le angosce paterne di tale Romeo, 49 anni, dottore chirurgo in una cittadina della Transilvania, deciso a mandare la figlia in Inghilterra per farle fare il dottorato e cambiare vita. Peccato che i piani della figlia siano cambiati dopo avere subito uno stupro. Qui la questione non è la presunta insensibilità paterna, quanto proprio la non disponibilità a comprendersi, a capire le ragioni dell’altro. Anche se, o soprattutto potrebbe dire il rumeno Mungiu, se questo altro è una figlia, in un momento così vulnerabile della sua vita. Nulla da fare. Lei deve ottenere voti altissimi e realizzare un sogno, non il suo evidentemente, ma quello di un padre che in altri passaggi della pellicola è senz’altro premuroso. Poi c’è il capitolo femminile. Apriti cielo.

Sempre Mungiu mostra tre donne, collegate loro malgrado: Magda, madre della dottoranda, la dottoranda e Sandra, amante del padre. Depressa la prima, chiusa e sotto choc la seconda, lucida e amorevole la terza. Magda ha le sue ragioni che affondano nel passato, come anche sua figlia. Sandra è la più incredibile di tutte: si preoccupa per il suo avvenire di ragazza madre, ma anche per quello della figlia del suo amante.juste-la-fin-du-monde-xavier-dolan

Dolan è tranchant e letale. La famiglia che tratteggia in ‘Juste la Fin du Monde’ è un mosaico di pazienti border line, maniaco ossessivo compulsivi, logorroici, paranoici, indifferenti al dolore altrui. Ah! Stiamo parlando una famiglia. Quella dello scrittore teatrale Louis, portato sullo schermo da uno splendido Gaspard Ulliel, che decide di tornare a casa per annunciare che sta per morire. Non l’avesse mai fatto. Timido, chiuso, ma ancora di più persona che non necessita di urlare per esprimere ciò che ha dentro – in netto contrasto con la società in cui siamo calati e costretti ad agire e con Antoine (Vincent Cassel, il fratello) – Louis in realtà avrebbe motivi più urgenti degli altri per sfogare il suo addio alla vita ma non lo fa. C’è già la madre (Nathalie Baye, brividi…) che insensibilmente canta, il fratello che urla, gli altri che non tacciono un attimo. Vuoti pneumatici gracchianti parole inutili e inopportune. Qui emerge il talento mostruoso dell’enfant prodige Dolan, che sfrutta il mezzo cinematografico dandogli tutto il suo infinito, in longitudine e latitudine, potere magico e taumaturgico. Dicendo un dolore indicibile nello sguardo dei protagonisti, di Louis, grazie a una macchina da presa sensibile, attaccata al suo volto, ma non impudente. Gli altri, più rumorosi di lui, non ci sono adesso. Louis li annichilisce uno a uno. Lui che fra poco non ci sarà più.

sieranevadaSuperficialmente affine a Dolan nella sinossi – un nucleo famigliare che con un pretesto, però più leggero come lo sono le vacanze, straparla a tavola e ovunque nella casa – Cristi Puiu ha aperto ufficialmente i giochi con ‘Sieranevada’, ritratto di una famiglia che affonda le radici nella dittatura di Ceausescu e che superato il Comunismo vive ben inserita nella nuova middle class di Bucarest, con agi e comfort. Lary è un medico che torna nella casa materna per le ferie e per il tradizionale pranzo che commemora la morte del padre. Sarà questa l’occasione per riprendere discussioni sospese, svelare tradimenti e vari scheletri nell’armadio, scontrarsi politicamente con i fratelli, parlare di Charlie Hebdo, insomma… litigare, annegare gli affetti una volta vivi e forti nel fiume delle chiacchiere. 100mq di casa, tutti i parenti e rispettive famiglie concentrati lì dentro, che si respirano loro malgrado. Qualcuno sventoli una bandiera bianca. Qualcuno abbracci il parente più vicino con un briciolo di coinvolgimento. Per favore.

Non è nido, nel senso comune e retorico, quell’agglomerato confuso di figli governato dalla madre, Ma’Rosa, descritto nel bellissimo film del filippino Brillante Mendoza. Non dimentichiamoci di lui per la Palma! Consumatori di droga, probabilmente anche piccoli spacciatori per il vicinato che abita in container o case diroccate come loro, nella Manila più povera, il gruppo ‘famigliare’ di Ma’Rosa passa un guaio del quale non vede la fine, un arresto per spaccio e consumo che li porta a trascorrere varie notti in carcere, sottoposti a interrogatori e punizioni improvvise. Che tipo di madre è Ma’Rosa? Amorosa, nonostante tutto. Che si sacrifica, per la quale la droga è l’ultima via di fuga praticabile a un destino avverso dalla nascita. Vedetelo, fino alla fine, questa splendida opera di Mendoza. Una madre così non si dimentica.Rester Vertical

Infine, più che un film, un consiglio: RESTER VERTICAL!

E’ anche il titolo del film di Alain Guiraudie, in cui Leo, autore per il cinema in crisi creativa e alla ricerca del lupo nel sud della Francia, si infila in un letto dopo l’altro, maschile o femminile che sia, clandestino, regolare, non importa. Un appetito sessuale formidabile. Nel frattempo diventa padre, ama suo figlio, lo cresce in qualche modo bizzarro, e cerca lo script perfetto. Senza soldi, prova in ogni modo che conosce a Restare Dritto. Non c’è, non nel senso tradizionale almeno, ma vigono di volta in volta varie forme di coppie o famiglie di fatto. Eppure la ricetta è questa. Avere il coraggio delle proprie azioni, di amare un fratello, un figlio, la madre, assumersi le proprie responsabilità. Prendere il timone dei propri sentimenti, senza farsi travolgere da essi. RESTARE DRITTI.

 

Lara Ferrari, maggio 2016  – © Mozzafiato (Riproduzione riservata)

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