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Prima volta a Hiroshima‏

Dal 1945 nessun Presidente degli Stati Uniti si era mai recato a Hiroshima, ci ha pensato Barack Obama quasi alla fine del proprio secondo mandato, un’altra “prima volta” che si affianca al viaggio a Cuba del Marzo scorso (lì gli anni di “astinenza” erano addirittura 88).

Quello su cui i media si sono concentrati è stato il fatto che Obama non abbia chiesto scusa ai giapponesi, colpiti da due bombe nucleari americane, primo e ultimo fin qui caso nella storia, per porre fine alla Seconda Guerra Mondiale.

obama-hiroshima-784514Una strategia, quella statunitense, che si è rivelata poi pragmaticamente efficace a discapito di qualcosa come 200mila vittime, il Giappone firmò infatti la resa e si avviò verso un percorso di occidentalizzazione politica proprio con l’aiuto degli USA.

Altri videro il gesto americano come una manifestazione di forza senza eguali indirizzata a quello che sarebbe presto diventato il nemico numero uno: l’URSS.

E infatti dalla fine della guerra fu proprio l’atomica e la deterrenza nucleare a dominare il panorama mondiale: anche i sovietici si dotarono dell’arma nucleare e diedero inizio con la controparte ad oltre 40 anni di paura, di tensione, ma anche di pace nel mondo occidentale.

 Le scuse di Obama per tutto questo di certo sarebbero servite a riempire le prime pagine dei giornali, avrebbero innalzato ancor di più la figura di un Presidente particolarmente innovatore dal punto di vista degli atteggiamenti (non da quello delle politiche), e sarebbero probabilmente state anche moralmente giuste, come a voler riparare nel modo più rapido possibile ad un’azione compiuta da altri, in un’altra epoca, ma che ancora oggi è causa di malattie e morti.Obama

Da quella mattina del 6 Agosto 1945 il mondo è stato sicuramente più consapevole di quel che aveva tra le mani, la potenziale distruzione del genere umano racchiusa in una bomba che con gli anni si è sempre più ridotta in dimensioni, mentre è accresciuta in pericolosità.

Un’arma che è stata causa di innumerevoli vittime in Giappone ma, chissà, potrebbe averne evitate molte altre in un’eventuale Terza Guerra Mondiale.

Francesco Manzi, maggio 2016  – © Mozzafiato

Ufficio Stampa