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La Napoli di San Gennaro: un viaggio fra miracoli e tragedie.

Per avere un miracolo serve una tragedia. Più ci rifletto e più mi accorgo che è proprio così.

Quando nel 1631 la lava del Vesuvio arrivò alle porte di Napoli, i cittadini terrorizzati decisero di portare in processione una statua del santo patrono, San Gennaro, nella speranza che riuscisse a placare la furia del vulcano. Così fu.

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Folla al Duomo.

Tutt’oggi i napoletani sono un popolo abituato alle tragedie, come ben documentato dai media, che stanno giustamente riportando un’escalation di violenza perpetrata da quelle che Roberto Saviano ha definito le “paranze dei bambini”. Lo Stato smantella faticosamente le organizzazioni criminali ed esse modificano i propri equilibri. In questi ambienti, dove fare carriera spesso non significa diventare dirigenti o manager, ma boss, alcuni ragazzi si stanno dando da fare per sperare in un “salto di qualità”.

Oggi è il 19 settembre. Ho passeggiato per quella via Duomo dove migliaia di persone si sono riunite per assistere al miracolo (o meglio, “prodigio”) di San Gennaro, una cerimonia a metà fra folklore e fede, tra superstizione e devozione.

I contrasti perenni di questa città mi si sono parati davanti ogni metro che ho percorso fra le meraviglie del centro storico: la straordinaria bellezza, unita all’abbandono.

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Abbandono al complesso Girolamini.

Inizio osservando il complesso monumentale dei Girolamini. La meravigliosa chiesa seicentesca è stata chiusa il maggio scorso per motivi di sicurezza, dato che un cornicione di marmo si è staccato ed è andato in frantumi. “Il ministero ci ha abbandonati”, dice un po’ rassegnata la custode all’ingresso.

Parliamo per alcuni minuti della stupenda biblioteca, amata dal filosofo Giambattista Vico, forse uno dei luoghi più suggestivi d’Italia, ma sotto sequestro giudiziario dal 2012. Il ministero che dovrebbe tutelare i nostri beni culturali aveva affidato a Massimo Marino De Caro (vicinissimo al Sen. Marcello dell’Utri) la seconda biblioteca più antica d’Italia. Il neo direttore in un anno ha rubato e venduto in tutto il mondo centinaia di volumi antichi e pregiati di cui ancora oggi si fatica a trovare le tracce.

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Vico Carminiello ai Mannesi

Del meraviglioso complesso, è oggi visitabile la piccola ma comunque eccezionale quadreria, dove molte tele vengono faticosamente restaurate grazie al sostegno di alcuni privati.

Più avanti, in un vicolo anonimo, trovo il complesso di Vico Carminiello ai Mannesi…un’incredibile struttura termale della Napoli romana, aperto solo saltuariamente da un’associazione di volontari. Non c’è ombra di un turista, solo qualche cartello arrugginito e qualche persona del posto un po’ più temeraria.

Ancora più avanti, la chiesa di San Giorgio Maggiore. Vorrei ammirare l’affresco nascosto di Aniello Falcone: una meraviglia di cui ho sentito parlare solo per caso, ma ovviamente la chiesa è chiusa.

Sono in piazza Crocelle ai Mannesi, uno degli ingressi di Forcella. Potrei dire che è il quartiere di Genny a’ Carogna,  ma preferisco ricordare che è il quartiere di Annalisa Durante, la quattordicenne uccisa per errore in una sparatoria. Una tragedia. A questa tragedia è seguito il miracolo di un padre che apre una biblioteca in suo nome, che oggi è un presidio di legalità per coloro che si battono per un futuro diverso.

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Murale e Chiesa di San Giorgio

Un altro miracolo l’ha fatto un artista locale, Jorit, che ha preso un suo amico muratore, Gennaro, e l’ha elevato al ruolo di Santo in un bellissimo murale proprio accanto alla chiesa di San Giorgio . Forse per ricordarci dei nostri miracoli quotidiani.

Del grande progetto UNESCO, 100 milioni di Euro che dovevano risanare i Girolamini e tanti altri monumenti abbandonati della città si vedono solo le delibere sul sito del Comune, ma nessuna traccia di cantieri attivi.

 

Ma nonostante la consapevolezza dell’abbandono, quello che mi rimane di questa passeggiata che ho voluto condividere con voi sono i miracoli, perché qualunque turista che avesse scelto di accompagnarmi avrebbe notato solo questo: miracoli e bellezza.

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Ragazzi che dipingono, nei vicoli di Napoli.

Ancora una volta, non parlo del miracolo di San Gennaro e della folla in festa, ma parlo dei ragazzi riuniti per dipingere questi scorci meravigliosi, delle associazioni che valorizzano i nostri monumenti, anche con piccole iniziative come quelle della famiglia Iodice a Porta Capuana.

Superata la chiesa del Pio Monte della Misericordia, che ospita uno dei più bei quadri di Caravaggio, le “Sette opere di Misericordia”, mi si para davanti il maestoso Castel Capuano, insieme alla monumentale Porta Capuana. Qui, Ilaria Iodice amava raccontare le meraviglie dell’architettura, i secoli di storia dei tanti monumenti sconosciuti e della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, della Fontana del Formiello e dell’edicola di San Gennaro. Un giorno lessi per caso degli articoli sul suo blog e pensai che questa ragazza condivideva tutti i miei sogni, le miei indignazioni e le mie speranze, anche se non la conoscevo.

Ilaria, scomparsa prematuramente a soli 27 anni per un male incurabile, sarebbe fiera di come sua sorella Valeria, la sua famiglia e le tante persone che le volevano bene o in parte condividevano i suoi pensieri, hanno raccolto dei fondi per restaurare a poco a poco i monumenti della piazza di cui amava raccontare.

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Edicola di San Gennaro

Quando Roberto Saviano dice che il primo modo per affrontare la camorra è parlarne, ha ragione. Quando si mostrano al mondo le immagini di qualche morto ammazzato, si esercita un giusto diritto di cronaca. Ma ogni volta che non si racconta la storia di Ilaria Iodice e dell’associazione “Le due Sirene”, si commette un terribile errore. Ogni volta che si fa finta di non pensare al fatto che questa è una delle città più belle del mondo e che ci sono mille ed uno modi e motivi per venirla a visitare in tutta sicurezza e tranquillità, si fa un’omissione colpevole.

Per me, il miracolo più grande di oggi è quell’Edicola di San Gennaro che viene restituita alla città nel suo antico splendore grazie ad un sogno d’amore di tanti napoletani, nonostante la colpevole assenza di alcune istituzioni di questo Stato. Se queste fossero presenti, non vivremmo più tragedie e, forse, non ci sarebbe più bisogno di “miracoli”.

Roberto Vela, settembre 2015 – © Mozzafiato (Riproduzione riservata)

 

Ufficio Stampa


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