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LA GRANDE BELLEZZA

 

Roma caput mundi”

 

Dopo tutte le recensioni, gli eccessivi apprezzamenti, le esigue critiche e addirittura la pubblicazione di un libro, cosa aggiungere per commentare questa ultima opera cinematografica di Paolo Sorrentino. Forse solo confermare il fascino della città eterna. E chi meglio del grande Alberto Sordi, romano autentico ci può aiutare: “ Roma è il salotto del mondo, la città che tutto il pianeta ci invidia.Ho girato tutto il mondo. Ma non ho visto un posto più bello”.

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Il vero amore per Roma nasce anche dal fatto inequivocabile che ogni angolo della città eterna è Arte, Cultura e Storia ( tutte con la maiuscola). E il regista riesce con sensibilità a mostrarci questa “grande bellezza”. Proprio dall’inizio del film, dove un giapponese al Gianicolo viene colto da malore fotografando il panorama di Roma. Sicuramente coloro che provengono da altri continenti, si rendono conto e sentono questa immensa energia che trasmette la città residenza di papi ed imperatori, letterati e artisti, popolo delle borgate ed aristocratici.Le recensioni cinematografiche parlano di Roma solo di cornice al film, solo come se la sua bellezza estetica fosse un ambiente dove girare la pellicola. No, non sono d’accordo, Roma è anche un argomento del film. Ha la stessa importanza che le anime nude e le “bellezze” esibite in festose danze, in un tripudio di eccessi che dominano i salotti dove Jep Gambardella, interpretato egregiamente da Toni Servillo, è il miglior rappresentante. Giornalista e critico teatrale, scrittore di un’ unica opera prima, “L’apparato umano”, Jep osserva cinicamente il mondo che lo circonda, guarda la vita con disincanto, con malinconia e profonda nostalgia. Da un’artista che si scaglia con la testa contro un muro, ispirata da una “vibrazione”, alla scrittrice intellettuale comunista, sua amica, che esibisce con vanto le sue conquiste professionali e private, frutto però di menzogne, ipocrisie e favoritismi.

La vita di Jep Gambardella è immersa in quello che lui stesso definisce “il vortice della mondanità”.

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Il ciclo della vita è un’immagine chiara che si legge in ogni minima parte del volto di Toni Servillo, stupito, incantato, straordinariamente emozionato e, al tempo stesso, devastato.

Sono stati sprecati infiniti paragoni con “La dolce vita” di Fellini. Le analogie con Fellini ci sono senza dubbio , ma de “La dolce vita” ha davvero ben poco.

Però il vero messaggio di Sorrentino è un altro.

La “grande bellezza” è anche nel saper accettare il proprio triste destino da parte di una spogliarellista, interpretata egregiamente da Sabrina Ferilli.

La “ grande bellezza” è sopratutto nella santa centenaria che, più di ogni altro, simboleggia l’essenza della vita. La sua forza spirituale e la sua grande vocazione danno senso ai suoi sacrifici e rendono immensamente vera la sua esistenza nel mondo, i suoi sacrifici.

Il suo vivere insieme ai poveri.Santa

Splendido il disagio della suora alle comodità del mondo globalizzato e moderno, non riuscendo a dormire nel letto di un hotel a 5 stelle e invece addormentandosi come una bambina sul pavimento.

“La povertà non si racconta si vive” .

Così risponde la suora missionaria in Mali alla domanda curiosa di una signora della Roma bene, mentre cenavano nella terrazza di Gambardella.

Ed intendiamo quanto siamo piccoli di fronte all’immenso significato della carità e dell’amore per il prossimo.

Ma forse questo periodo di crisi economica, ci sta insegnando anche questo: imparare a vivere.

Il film ha una grande forza espressiva, dovuta ai dialoghi pungenti, alla scelta proverbiale delle riprese, al cast di attori di grande livello, ognuno calato nel ruolo che più gli compete.

Tutto ciò fa del film una opera ben riuscita e di Sorrentino già un maestro del cinema, a soli 43 anni.

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Baldassarre Aufiero, settembre 2013 Mozzafiato Copyright

 

Ufficio Stampa