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Una favola nera

C’era una volta un Paese molto pericoloso, abitato da gente cattiva che ambiva a punire chi, con sommo impegno, si divertiva a spacciare, uccidere e violentare. Questo luogo oscuro si chiamava Italia.

Un giorno, due giovani americani, bravi a bere, tirare pugni e muniti solo di un pugnale affilato, ebbero la disavventura di incontrare sul loro cammino i Carabinieri.

Chi sono i Carabinieri? Uomini malvagi, che non concepiscono il drogarsi come divertimento e credono che leggi vadano rispettate. I nostri eroi, belli strafatti e di  pugnal muniti, si imbatterono in Mario, cattivo soggetto uno che indossava la divisa, faceva volontariato e credeva nella bontà umana. Cosa fare allora? Non potendo agire indisturbati , come gli amici del Cermis, i due si scagliarono contro i guastafeste italiani e riuscirono ad uccidere Mario a coltellate.

1,2,3,4,5,6,7,8,9,10 e 11 (undici) coltellate. Tanto per essere sicuri che fosse morto.

Ahimè….catturati non finirono in un posto civile come Guantanamo o Abu Graib, ma in un luogo terribile in cui, gesto tremendo, uno dei due fu fotografato con gli occhi bendati con una morbida sciarpa non griffata.

Vuoi mettere il trattamento fighissimo riservato ai sospettati negli USA? Per fortuna saltò fuori che la colpa non era dei nostri eroi: l’operazione dei Carabinieri era malfatta, Mario non era in divisa e non era armato, i ragazzi soffrivano di attacchi di panico ed i loro genitori si preoccuparono di come li stessero trattando in cella.

La Fata Turchina arrivò sotto forma di un politico che, per ribadire la netta divisione e distinzione tra vittima incauta e carnefici eroici, andò in carcere a trovare i nostri intrepidi giovani. Spero tanto li abbia consolati e magari abbia riconsegnato loro il pugnale o regalato una katana istoriata.

Arianna Versaci,agosto 2019 – © Mozzafiato

 

Ufficio Stampa