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Il museo multimediale a misura di bambino

Visitando i musei di Londra e le Chiese monumentali di Vienna, non è raro imbattersi in piccoli visitatori che, in gruppi da dieci, ascoltano con molta attenzione, tra occhietti vispi  e  nasini all’insù le affascinanti e divertenti spiegazioni di giovani guide.

Confesso che, anziché seguire annuendo noiosissimi aspiranti Virgilio o ascoltare asettiche audioguide, mi sarei unita volentieri a quei gruppi di giovanissimi studenti della scuola materna, che esplodevano in sonore risate ed applausi spontanei.

Tuttavia, poiché vivo a Mestre e portare un’oretta  mia figlia a Londra o a Vienna non è proprio comodissimo, mi ero rassegnata a farle io da Cicerone. Invece, con mia grande sorpresa, ho scoperto che, all’interno del Polo Museale M9, vi è un’ala autonoma, interamente dedicata ai bambini.

Si tratta di un progetto innovativo, un luogo sicuro in cui sia le scuole (dal lunedì al venerdì), che i genitori (sabato e domenica), possono portare sia gli studenti della scuola dell’infanzia, che quelli più grandicelli (fino ai 12 anni).

Non è sicuramente uno spazio paragonabile ad una ludoteca o ad un museo in senso tradizionale, ma è un laboratorio creativo. Gli apparati multimediali si fondono con la materia, i fruitori giocano con la realtà che, non è alienante come un videogioco, ma composta di luci, suoni, colori  e forme. L’utilizzo dei monitor è sapientemente dosato con l’antica arte del collage, in questi spazi i bambini sono sollecitati ad utilizzare le loro capacità sensoriali e, soprattutto,   danno sfogo alla loro creatività socializzando con i coetanei.

A questo proposito, sottolineo che anche noi mamme socializziamo e, facendoci coraggio,  lasciamo che il fanciullino del Pascoli metta in fuga l’adulto bacchettone che è in noi. Tutto questo accade sotto la guida sapiente degli operatori che, grazie ad una preparazione specifica (laurea in scienze della formazione primaria, ovvero laurea in storia dell’arte con approfondimento sulla didattica museale), sono capaci di affascinare sia i piccoli utenti che noi genitori.

Perchè in questo luogo accade una grande magia, siamo noi adulti a chiedere di poter giocare con i nostri bambini, restando incantati dinanzi ad una pioggia colorata che nasce da un monitor oppure dai collage con i ritagli di carta ed i matitoni colorati.

Personalmente sono stata catturata da una sorta di tappetone magico (forse Aladino esiste davvero) che cambia forma e colore in base ai movimenti dei piedini che lo calpestano. Dopo la prima visita, mia figlia mi ha detto “dai mamma, domani se vuoi ti porto di nuovo”.

L’unica nota stonata in questa splendida melodia è il nome: Mchildren. Perché, trattandosi di un’eccellenza italiana, in barba all’esterofilia imperante , non ribattezziamo questo luogo magico con il nome di “Museo multimediale dei bambini”? Siamo in Italia  e grazie a chi ha pensato questo progetto ed agli educatori che lo rendono vivo,  anche qui si formano i nostri figli , cui vorrei tanto insegnare che conciliare l’amore per la Patria e l’appartenenza al Mondo non è utopia.

Arianna Versaci, aprile 2019  – © Mozzafiato

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