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Sono un Italiano

Non capisco la sorpresa che ha suscitato un vincitore rapper italo-egiziano, di nome Mahmood, che ha presentato una canzone il cui testo parla di Ramadan, di narghilè, e addirittura riporta un verso in arabo Waladi waladi habibi ta’aleena nel Festival della Canzone Italiana numero 69.

Baglioni, dopo la passata edizione sanremese all’insegna della smaccata santificazione dell’accoglienza, con Favino, Mannoia e compagnia bella come teste d’ariete della politica tutta ponti e niente muri, non poteva ripetere l’exploit sotto la “dittatura” del nuovo governo.

In realtà il cantante romano ci aveva provato ancora a fare da megafono all’immigrazionismo, ma gli era stato ricordato, per bocca del Ministro dell’Interno, il cattivo per antonomasia Salvini, che il direttore artistico della kermesse canora, pagato profumatamente da tutti i contribuenti, compresi gli elettori brutti ed ignoranti della Lega, non può fare politica in questa veste.

Sembrava che Baglioni avesse capito: sembrava, perché Baglioni, vero e proprio “dirottatore artistico”, è riuscito a portare l’aereo del Festival fuori rotta senza che nessuno se ne accorgesse. Un vero colpo di genio. Dopo avere escluso i New Trolls dal concorso perché contrari all’immigrazione selvaggia nella loro canzone, grazie alla giuria della stampa quella di “qualità” (se politica o musicale non sappiamo) si sarebbe potuto favorire The Zen Circus, ad esempio, che inneggiavano all’accoglienza senza limiti, ma poi sarebbe stato troppo facile prestare il fianco alle critiche.

Allora, perché invece, non fare “il gran colpo”, come Mentana ha definito la vittoria dell’incolpevole Mahmood, e non far vincere non uno che parla di immigrazione, ma l’immigrato stesso, sia pure di seconda generazione? Sì, certo, la canzone, diciamolo sommessamente, non è un granché, anzi, diremmo persino bruttina, il ragazzo figlio di madre sarda e padre egiziano, non ha una voce straordinaria, ma si sa che al festival quasi mai vince la canzone più bella o l’artista più bravo, quindi ci può stare che vinca “Soldi” di Mahmood, e pace se così, con questo titolo, ci tocca rivalutare la Santanché, che ha detto che il denaro ci dà la libertà.

Beh, però, se avesse vinto Ultimo, sarebbe stato mica male: gli Ultimi saranno i primi, con tutta la retorica che segue. Ma no, è più politicamente corretto mandare all’Eurofestival in Israele, a rappresentare l’Italia, Mahmood, figlio dell’integrazione e del paese multietnico e multiculturale che ci piace tanto. E chi osa criticare questa vittoria, sulla scorta della semplice constatazione che almeno 12 canzoni fossero migliori di quella del rapper italo-egiziano, è certamente un razzista: Salvini preferiva Ultimo? Eh, vedi come è razzista e cattivo? Invece è un bel segnale, come ho letto in qualche commento su FB. Ti permetti di dire che la canzone non ti piace? Non capisci nulla. Fai presente che Mahmood aveva ottenuto solo il 14% dei voti della giuria del televoto, mentre Ultimo ed il Volo erano in netto vantaggio?

Ti dicono che la “giuria di qualità”ha la prerogativa di ribaltare il voto del popolo ignorante e bue, e quasi quasi qualcuno comincia a pensare se non sia il caso di introdurre anche nelle elezioni politiche ed amministrative la figura dell’”elettore di qualità”, ovviamente di sinistra, che possa smentire il responso delle urne e garantire un esito delle consultazioni elettorali democratico e naturalmente progressista. Sempre e comunque. A prescindere. 14%.: percentuali da PD (sarà un caso?).

Sia chiaro: niente di illecito o di penalmente rilevante, però è innegabile che un indirizzo alla votazione, lo si sia voluto dare. E poi la decisione della giuria, come quella di Magistratura Democratica, si rispetta. Ovviamente se fa comodo a noi, se no è disubbidienza civile. Scollamento fra popolo e intellighenzia? Ma no, percezioni. E poi c’era un regolamento chiaro: te lo spiegano con aria sapiente, fingendosi stupiti di tanto clamore. Per loro è tutto normale, normalissimo, anzi: ha vinto il nuovo che avanza. Bertè,Ultimo e Cristicchi bravi? Mah, solo percezioni, impressioni, anche un po’ becere e fasciste, a ben vedere.

L’Ariston ha disapprovato? Ma che vuoi che capisca il pubblico? Ha vinto l’integrazione e guai a chi critica, perché ti fanno sorgere il sospetto che tu non eccepisci su questioni musicali, ma sulle origini di Mahmood, chiaramente egiziane, e questo non si fa. Non viene in mente a questi soloni, che forse proprio grazie a queste origini esotiche di Mahmood si deve questa vittoria, vero colpo di coda di Baglioni, che probabilmente non sarà confermato alla conduzione del prossimo Festival, anche perché, diciamocelo, sarebbe impossibile per lui fare meglio. Sono dispiaciuto anche per Mahmood, perché, a sua insaputa, il ragazzo (non in senso dispregiativo) è diventato uno strumento della sinistra per fare dispetti (del tutto ipotetici) a Salvini ed ai “razzisti”.

Gli intellettuali però dimenticano che l’anno scorso vinse un certo Ermal Meta, albanese, ma nessuno ebbe niente da ridire, perché la canzone era valida. La reazione dei giornalisti in sala stampa alla notizia della vittoria dell’italo-egiziano sembrava quella di una vittoria ai Mondiali e gli insulti ai ragazzi del Volo e ad Ultimo, catturati da intercettazioni audiovisive birichine, la dicono lunga sul clima che c’era al Festival, ricordiamolo, della canzone italiana, vinto da uno che ha avuto il bisogno di precisare che lui è al 100% italiano e che ha inserito nel suo testo allusioni ad un mondo – quello arabo – ben lontano da quello che ci è familiare.

Chissà se si fosse chiamato Mario Brambilla se avrebbe ricevuto tutte queste attenzioni: ci permettiamo di dubitarne. E, data l’aria che tira, se oggi Toto Cutugno si presentasse sul palco dell’Ariston con la sua “Sono un Italiano”, si beccherebbe del sovranista e del fascista. O forse, su quel palco, con quella canzone, non ce lo farebbero salire proprio.

Perché, diciamocelo chiaramente: non sono solo canzonette.

Un addetto ai lavori, febbraio 2019 – © Mozzafiato

Ufficio Stampa