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Nossignori: l’odio non è uguale per tutti.

Esiste l’odio “becero” e l’odio chic, “giusto”, e quindi “tollerato”, ovviamente solo per qualcuno, fra cui Inge Feltrinelli, vedova dell’editore, scomparsa ieri a Milano a 87 anni.

Voleva cambiare il mondo con i libri, ma non ebbe nessuna vergogna di festeggiare l’attentato che il 2 giugno 1977 subì il giornalista Indro Montanelli, gambizzato dalle Brigate Rosse.

Lo stesso giornalista, dal letto dell’ospedale, dove era stato ricoverato dopo l’agguato, commentò così la notizia dei festeggiamenti: “… in due salotti milanesi – quello di Inge Feltrinelli e quello di Gae Aulenti – si è brindato all’attentato contro di me e deprecato solo che me la sia cavata. Ciò dimostra che, anche se non sempre scelgo bene i miei amici, scelgo benissimo i miei nemici”. 

Oggi nessuno ricorda quello sciagurato brindisi, ma tutti ricordano (giustamente) le qualità che indubbiamente questa donna possedeva e che l’hanno resa legittimamente un personaggio di spicco nel mondo dell’editoria.

A qualcuno si perdona tutto, e non solo perché non è più su questa terra, ma perché l’ideologia impedisce di essere oggettivi.

Si può quindi odiare chi si pensa che sia “cattivo”, e se ne può desiderare anche l’eliminazione fisica.

Va da sé che chi è cattivo è sempre “l’altro”. A prescindere.

P.S. Nelle foto: l’attentato a Indro Montanelli e Inge e Giangiacomo Feltrinelli. 

P.P.S. Noi siamo sempre dispiaciuti quando qualcuno ci lascia… Non festeggiamo mai in queste occasioni…

 

Stefano Burbi, Compositore e Direttore d’orchestra, settembre 2018

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