Dopo dieci giorni in Tibet, oggi sono tornato a Shanghai, seppur con qualche ritardo dovuto a tempeste varie sulle rotte di volo, con emozioni forti registrate nella mia mente ed immagini incredibili scolpite nei miei occhi.
Non c’è dubbio che ho visto un altro mondo, sotto tutti i punti di vista, solo il Nepal mi aveva dato la stessa sensazione di una cultura millenaria con abitudini, tradizioni e credenze lontane anni luce dalle nostre.
Il loro modo di vivere, pensare ed agire è veramente molto diverso, il Buddismo che in Occidente viene spesso ed erroneamente interpretato come una filosofia fine a se stessa, orientata alla meditazione, ad uso e consumo più personale che collettivo, qui è una profonda religione intorno a cui tutto ruota da molti secoli e che determina la vita di tutti i giorni.
Ovviamente si paga un prezzo per assistere di persona a tutto ciò poiché i disagi sono notevoli, talvolta estremi ed i relativi rischi seri ed imprevedibili. Solo con un forte spirito di adattamento e tanta ma tanta pazienza è possibile affrontare viaggi di questo genere.
Gli standard di igiene che si trovano in questi posti sono inconcepibili dalle nostre parti, così come la comodità e sicurezza delle strade, anche se bisogna sottolineare che aspetti negativi comuni in Occidente qui sono praticamente assenti, come ad esempio quello dello della volontà di sopraffazione e soprattutto quello della criminalità.
Per fare qualche esempio concreto ho dovuto combattere e vincere la mia battaglia personale con delle latrine terrificanti, spesso a cielo aperto, che non avevo mai visto neanche da giovane nei boy scouts o durante il servizio militare.
Sono entrato casualmente in “ristoranti” frequentati solo da gente del posto dove neppure la mia dimensione zen di questi giorni è riuscita a trattenermi all’interno per più di pochi minuti, ho visto cose davvero raccapriccianti .
Quindi capisco che per molti possa sembrare assurdo avventurarsi in esperienze di questo tipo, considerando anche gli elevati costi ed imprevisti, ma con lo spirito giusto tutte queste difficoltà non fanno altro che amplificare l’emozione di vedere con i propri occhi questi luoghi remoti, queste antiche civiltà e questi selvaggi ma bellissimi paesaggi.
Percorrere più di 1800 km sulla gigantesca catena montuosa dell’Himalaya, ovvero su quello che è considerato il tetto del mondo, fino a raggiungere l’Everest Base Camp al confine tra Bhutan e Nepal, attraversando molti valichi di montagna tra i 4 ed i 5 mila metri di altitudine, è un’esperienza indimenticabile.
È fuori dubbio che venire in Tibet stia ormai diventando un fenomeno turistico, alimentato internamente dai Cinesi per ragioni economiche ma anche limitato dagli stessi agli stranieri per ragioni politiche, in ogni caso al momento resta ancora un’avventura non per tutti e personalmente sono molto soddisfatto e mi considero fortunato di averla potuta affrontare e di aver avuto ancora la sensazione certa di essere in un altro mondo.