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THE POST

Troppo banale dire: “E’ la stampa, bellezza!”.

Perché in effetti c’è molto di più; “The Post” infatti, ed è una cosa che apprezzo molto, è un film capace di “cambiare pelle” progressivamente mentre si sviluppa. Sicuramente è un press-hero movie, ma sa essere un pò spy-movie e addirittura diventare addirittura un dinasty-movie quando tocca le corde dell’orgoglio della famiglia da generazioni proprietaria del ‘Washington Post’.

Chi ama il cinema ha sempre un po’ di pregiudizio verso le ‘storie vere’: si sa come va a finire, ma in certi casi, come questo, diventa interessante vedere come (nel senso di ‘in che modo’) va a finire.

“The Post” dosa con equilibrio, speranze, tentennamenti e frustrazioni, spinge lo spettatore ‘fare il tifo’ per i protagonisti al punto da fargli perdonare lo scontato sberleffo finale dell’inquadratura del Watergate Hotel, dopo che la silhouette  di Nixon ha appena detto “nessun giornalista del Washington Post entrerà più alla Casa Bianca” (!).

Tom Hanks (si fa quasi fatica a riconoscerlo con una inedita acconciatura) mostra una quasi altrettanto inedita fisicità di gesto, mentre la Streep, a cui la sceneggiatura regala una scena (quella della lettera) in cui mostra tutta la sua recitazione oltre le parole, è semplicemente perfetta nella parte.  Fa un certo effetto rivedere l’ambiente originale dove è stato girato ‘Tutti gli uomini del presidente’ e fa piacere ritrovare le macchine da scrivere anziché i computer e, al posto degli invasivi ed invadenti cellulari,  un bel telefono nero con cui Hanks dà l’ordine  di far partire le rotative.

Un film bellissimo e necessario.

Marco Ettore Massara, febbraio 2018 – © Mozzafiato

Ufficio Stampa