Berlino 1940 – il figlio dei coniugi Quangel cade in battaglia alla vigilia dell’ occupazione di Parigi.
I genitori , addolorati dalla notizia, iniziano una silenziosa e capillare attività di propaganda contro il regime nazista disseminando in tutta la città delle cartoline illustrate sulle quali invitano alla ribellione o quanto meno alla resistenza passiva.
Sono pochi i film che raccontano episodi della resistenza interna al nazismo. Per molti versi affine a “La rosa bianca” del 2005 , “Lettere da Berlino” ha il pregio di una grande compattezza e solidità dello sviluppo narrativo, caratterizzato da uno stile asciutto, che poche volte fa qualche perdonabile concessione al registro melodrammatico.
L’eccellente ricostruzione storico-ambientale sfrutta al meglio le grandi doti degli attori che incarnano i due coniugi: Brendan Gleeson adatta la pesantezza della sua corporatura al peso del dolore di Otto Quangel ed alla solidità della sua presa di posizione, mentre Emma Thompson riesce mirabilmente a recitare più con il solo silenzio che con le parole.
Un film austero che cerca di far luce su un aspetto della storia della seconda guerra mondiale su cui si è sempre preferito calare un immotivato silenzio.