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“QUANDO SI CHIUDE UNA PORTA, SI APRE UN PORTONE”

Non c’è proverbio migliore di questo per riassumere l’arte di uno dei grandi maestri del teatro francese come: Georges Feydeau.

Il Teatro Manzoni ha sapientemente aperto la stagione della prosa con un un grande classico la celebre commedia: “Sarto per Signora” (Tailleur Pour Dames 1886).sarto-per-signora-7-solfrizzi

Grazie alle regia di Valerio Binasco ed alla rappresentazione di grandi attori, ciascuno con una personalità ben definita, hanno saputo coinvolgere e divertire, per tutta la durata dei 3 atti il pubblico, con una brillante rappresentazione della commedia dal gusto sempre attuale.

L’adattamento del linguaggio dialettale ha saputo dare un tocco nostrano all’opera francese.

La prosa composta da intrecci, complicazioni, scambi d’identità e tradimenti, gioca sulle relazioni clandestine fra le varie coppie che riempiono il palcoscenico, vedendo come protagonista il Dott.  Molineaux (interpretato dal grande Emilio Solfrizzi), il quale tradisce la moglie con una prorompente signora “per bene” all’interno di un dismesso atelier sartoriale che gli era stato affittato da un amico, colto in fragrante per colpa di una porta che non si chiude, dovrà fingersi un sarto davanti al marito dell’amante.

Un ricamo ben studiato nel quale ogni storia s’intreccia e ne richiama un’altra, non mancheranno di certo “le porte” elemento che contraddistingue le opere di Feydeau, e neanche un pizzico di burla e cinismo verso quella facciata che regnava in Francia durante la “Bella Epoque”.

Chi ha perso la prima di sicuro avrà tempo per rifarsi, dato che l’opera rimarrà a teatro fino al 30 ottobre 2016 e grazie alla bravura degli attori ogni volta avrà sempre il sapore della prima.

Alla fine dell’opera, Emilio Solfrizzi, con un toccante gesto ha voluto dedicare a nome del cast e di tutto il Manzoni la serata a Dario Fo, che ha chiuso i suoi occhi allegri al mondo proprio nello stesso giorno, dichiarando:

«Non cercherò di trovare parole diverse da quelle che hanno detto in tanti, meglio e più autorevolmente di me. Io credo che abbiamo perso una cosa importante, una cosa bella, bella come Milano, come il Duomo, come i trulli, e se fosse un trullo sarebbe patrimonio dell’umanità, una cosa da conservare, da coccolare, perché rimanga e perché possa essere riconosciuta da quelli che verranno dopo di noi. La nostra speranza è che noi avremmo la voglia di coccolarne la memoria, per questo abbiamo deciso di cominciare da stasera, dedicando questa serata a Dario Fo».

 

Marianne Perez Lopez, ottobre 2016 – © Mozzafiato

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