Che ormai nella televisione di oggi, ossessionata dall’audience, valga l’assioma economico del “non c’è offerta senza domanda” è acclarato. Ma quello che è successo nella puntata del 6 Aprile di “Porta a Porta” di Bruno Vespa ha avuto un’eco vastissimo, seguito da feroci polemiche. Quello che avrebbe dovuto essere un modo per alimentare il discorso sulla criminalità organizzata, si è trasformato in un’intervista – quasi a tavolino, vien da pensare – di promozione al libro di Riina Junior, figlio del “Capo dei Capi”.
“Intervistare il figlio di Riina solo perché ha un libro in uscita non è giornalismo verità” ha dichiarato Enrico Mentana. I parenti delle vittime illustri, come la sorella di Giovanni Falcone e il fratello di Paolo Borsellino, hanno trovato sconfortante questa pseudo-intervista, che fa regredire il dibattito contro la Mafia di parecchi anni. Molte librerie si sono rifiutate di esporre anche solamente il libro di Riina junior.
L’opinione pubblica contesta a Vespa di non aver mai ospitato i parenti delle vittime di stragi mafiose per promuovere i loro libri.
Insomma la frittata sembra servita.
Il dito è puntato anche contro la RAI, rea di non seguire il suo compito di servizio pubblico. D’altronde, chi pagherebbe il canone per vedersi in prima serata su Rai1 (rete nazionale) la promozione del libro scritto dal figlio di un noto mafioso?
Va bene che non c’è offerta senza domanda, ma dovrebbe esserci un limite a tutto.
Davide Garasi, aprile 2016 – © Mozzafiato
Il DNA è “cosa nostra”
Se per Freud (nella sua psicoanalisi) il bambino deve crescere amando e imitando il padre e poi, una volta uscito dall’infanzia, cominciare a vederlo non più come un punto di riferimento assoluto, ma anche poterne cogliere i difetti e anche criticarlo , questo sviluppo di sicuro non si manifesta in Giuseppe Salvatore Riina (figlio di Totò Riina). Lui, durante l’intervista eseguita da Bruno Vespa a “Porta a Porta”, ci ha dato modo di vedere come ogni regola ha un’eccezione: infatti non si è mai sbilanciato, non si è scomposto, né giudicato il padre. Al contrario, in ogni sua parola trapelava l’innegabile amore che prova per lo stesso, non lasciando spazio ad altro se non ad ammirazione e rispetto… quel rispetto tipico della cultura mafiosa nella quale (volente o nolente) è cresciuto. «Tu sarai il bastone della mia vecchiaia», gli diceva suo padre, “il capo dei capi” e Salvo Riina sottolinea il fatto che non lo intendesse come suo successore:
anche se, come ci insegna la genetica il DNA non mente, i geni vengono ereditati: specialmente quelli del padre…
Marianne Perez Lopez, aprile 2016 – © Mozzafiato
Illegalità culturale
Riina Junior è stato condannato per associazione mafiosa ed ha passato diversi anni della sua fin qui relativamente giovane vita in carcere. Bruno Vespa è un giornalista affermato, che primeggia in Italia nel proprio campo ed ha raccolto, nella sua invece poco giovane vita, parecchi frutti. Entrambi hanno avuto guai con la giustizia: di Riina Jr abbiamo già detto, Vespa ha all’attivo parecchie querele e controquerele. Reati nemmeno lontanamente paragonabili, personaggi ancor meno confrontabili. Eppure si sono resi complici di un delitto, fisicamente non violento, intellettualmente parecchio. Il problema è che, in questa storia, con l’ospitata di Riina Jr a Porta a Porta per parlare del proprio libro e della figura del padre Totò come un uomo amorevole e gentile, è Vespa ad aver perso la faccia.
Francesco Manzi, aprile 2016 – © Mozzafiato