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Sea Watch 3

L’incredibile e sconcertante vicenda della Sea Watch 3, capitanata dall’irresponsabile complice degli scafisti Carola Rackete (nome omen) mi impone una scelta, quella di astenermi dallo spiegare a chi evidentemente è in cattiva fede o non arriva a capire (tertium non datur) la gravità dell’accaduto.

Disgustosa la strumentalizzazione di 42 persone con il solo scopo di fare un dispetto ad un governo espressione di una democrazia; nessuno vuole il male di qualcuno, e chi afferma che questo non è vero, è senza dubbio fuori strada o non ha capito, ma la solidarietà si fa a proprie spese e non si impone, soprattutto ad un paese straniero, visto che la ricca e viziata signora Rackete è una cittadina tedesca e Capitano di una nave battente bandiera olandese, operante in acque libiche ed entrata a forza in acque territoriali italiane senza invito, anzi, con l’esplicita indicazione di non attraccare in un porto italiano.

Se veramente la signora Carola fosse stata sinceramente preoccupata di questi presunti naufraghi (si legga su un qualsiasi vocabolario il significato del termine “naufragio” e si capirà la ragione del mio “presunti”), sarebbe andata nel porto più vicino, vale a dire Tunisi, come era stato indicato, o a Malta, e i 12 giorni di crociera di fronte a Lampedusa sarebbero stati sufficienti per raggiungere Rotterdam o Amburgo, porti dei paesi direttamente coinvolti dai connotati giuridici dell’imbarcazione pirata.

Riprovevole la passerella sulla Sea Watch di politici assenti dai palcoscenici delle tragedie italiane, ma onnipresenti se si tratta di difendere cause che in teoria non sarebbero sotto la loro giurisdizione, confondendo la politica di un paese, che ha il DOVERE e la RESPONSABILITA’ diretta nei confronti dei propri cittadini con l’impegno umanitario personale che non si usa MAI come una clava per condurre meschine e bieche battaglie politiche.

Criminale ed irresponsabile il comportamento della signora Rackete, che ha rischiato di speronare una motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo a repentaglio l’incolumità dei nostri militari, che , giustamente e legittimamente, cercavano di impedire l’ingresso nel porto della nave pirata. Gravissimo il fatto che ex ministri della Repubblica fossero presenti sul ponte dell’imbarcazione tedesca battente bandiera olandese.

Auspico un processo per direttissima ed una dura condanna esemplare nei confronti di questa signora, che, visto che si sente così fortunata, perché ricca, bianca e tedesca (si vede che i geni di Goebbels che riteneva la razza ariana superiore e privilegiata vivono in lei), in galera avrà modo di ridimensionare il suo tenore di vita e di sentirsi così meno baciata dalla sorte. Nessuno osi definirla martire od eroina: capisco che chi abbia approvato la scelta di intitolare un’aula di Montecitorio a Carlo Giuliani, che ha avuto il “merito” di provare a colpire un carabiniere con un grosso estintore, di santificare il terrorista rosso Cesare Battisti, di giustificare Renato Curcio, ora stia con “la Capitana”.

Ma allora si chiami fuori dalla civiltà e dal contratto sociale. Non ve lo spiego perché. Se non lo capirete, non avete speranza, e, se sarete in molti a non capirlo, allora nemmeno questo paese la avrà.

P.S. Una mia amica da Lampedusa mi scrive: perché questi politici di sinistra vengono qui per dei perfetti sconosciuti ma mai per noi lampedusani?

Stefano Burbi, Compositore e Direttore d’orchestra, giugno 2019 – © Mozzafiato

Ufficio Stampa