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(Non) ho l’età

‘Non si chiede mai l’età ad una signora’ dice una prassi consolidata; prima discriminazione: perché ad una donna no e ad un uomo si? Ma non è questa la discriminazione peggiore.
La vera discriminazione sta proprio nel chiedere l’età, a chiunque; ed in qualunque fase della vita. Dovrebbe essere una domanda tabù, vietata, se non per legge almeno per bon ton, come quella sull’etnia o sulla religione; e la risposta dovrebbe essere del tutto facoltativa, anzi, sconsigliata (se ‘obbligata’, evasiva), come quella sul voto. L’età dovrebbe essere un dato sensibile, da tutelare con privacy quasi assoluta e da usare solo forse in ambito sanitario, dove-forse-l’età anagrafica può fare la differenza per diagnosi e prognosi.
Peraltro l’età, a differenza dei caratteri  precedenti, è sempre visibile/intuibile: l’unica che conta è quella apparente (salvo,appunto,l’ambito medico;forse): se proprio, come può essere logico, si vuole interagire con una persona in base all’età, interessa quella dimostrata in quel momento: quando se ne dimostrerà un’altra, si cambieranno le interazioni, se proprio lo si ritiene opportuno.
Del resto, già si fa così anche involontariamente: se si vuole una persona affidabile, coscienziosa, efficiente ci si rivolge a qualcuno che dimostri di essere un uomo, non un ragazzino o un anziano; salvo poi attribuirgli un gran merito e dedicargli un gran plauso se si scopre che ha molti più o molti meno anni di quelli apparenti.
Peraltro, quasi nessuno è contento della propria età: i giovani vorrebbero essere più grandi, i grandi vorrebbero essere più giovani; e quelli in mezzo, a seconda dei casi/gusti, vorrebbero appartenere all’uno o all’altro gruppo…e si sforzano di dimostrarlo. Tanto vale abolire direttamente l’età anagrafica, salvo gli usi strettamente necessari di cui sopra o sotto, appunto.
Invece, mostrando almeno sciatteria e a dispetto della galanteria che vorrebbe fosse l’ultima/residuale e solo eventuale domanda, è quasi sempre la prima cosa che si chiede (e quasi sempre la risposta è non a caso distorta, salvo gli ambiti ufficiali, appunto). Peggio, è diventata (vera o falsa che sia) pure la prima cosa che si dichiara volontariamente anche se non petita, a volte prima pure del nome! Del resto c’è poco da meravigliarsi…è un (ab)uso   invalso in quelle gran vetrine dei fatti altrui che sono (diventati) i social networks, paradiso dei curiosi e degli esibizionisti, dove sia gli uni sia gli altri si accontentano poi, più o meno consapevolmente, di ‘verità’ opportunamente ‘aggiustate’, addolcite o inasprite a seconda del bisogno e dello scopo.
Peraltro, ci si trova quasi sempre inadeguati, per qualche concorso chissà com’è si è sempre qualche anno sotto o qualche anno sopra la fascia ammessa; per il mercato del lavoro fino al giorno in cui si compiono i 30 anni si è troppo giovani, mentre il giorno dopo improvvisamente si è troppo vecchi; e così via.

Il Conte, giugno 2019 – © Mozzafiato

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