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De rerum natura

Siamo circondati dalla Natura e noi, sopraffatti, “cadiamo nelle sue braccia”.

Lo scrittore tedesco Goethe nel Faust scriveva che la natura non si lascia derubare del suo velo: noi operiamo senza sosta su di essa e “tuttavia non abbiamo su di essa nessun potere”.

Siamo avvinti dalla Natura, siamo infatuati dei tramonti, delle albe, ma l’uomo non potrà strappare con leve o con viti lo spirito della Natura.

Il Romanticismo, in particolare quello tedesco, provò a spiegare il mistero della Natura, ma quel mistero, sono sempre parole di Goethe, sopravviveva anche alla luce del giorno.

Chi ha provato a sollevare quel velo, ne è uscito con la psiche compromessa: accadde a Vincent Van Gogh, quando nel 1889, dipinse la seconda versione della “Notte stellata”.

Vincent penetrò attraverso quel quadro in una corrente celeste indecifrabile. Nella sua mente accadde, quella notte, qualcosa di terribile: egli riuscì a scoprire un segreto insondabile, “il complotto che nessun uomo deve conoscere, per non venirne schiantato”.

L’uomo deve allora conservare lo stupore verso la Natura, al pari del pastore di Leopardi che chiedeva alla luna, nel “Canto notturno”, le ragioni del suo essere.

Contemplare la Natura significa contemplare l’Infinito, sviluppare la tecnologia equivale a pretendere di ridurre l’infinito in finito, impresa questa sì impossibile.

Che il volo di quell’aquila sia il canto di tutti i Poeti, Filosofi, Artisti che non si sono piegati mai alle regole della fredda razionalità.

Maria Cristina Marroni, settembre 2022 – @Mozzafiato

P.s. Perché non accompagnare questa stimolante lettura ascoltando una canzone d’Opera di Jaques Offenbach: “Belle nuit, ô nuit d’amour”.

 

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