Home / CULTURA / “Sei un santo tu?”

“Sei un santo tu?”

“Sei un santo tu?” con questa domanda mi accoglie una delle tante persone che stazionano sole e nella sala comune della casa di riposo.
“Certo signora sono un santo, ma a questo mondo lo siamo un po’ tutti” le rispondo con il sorriso più largo di cui sono dotato passandole accanto e andando verso la stanza in cui troverò la persona cara che devo andare a trovare.
Ma non serve rispondere, lei continua a chiedere a chiunque la stessa cosa, incurante della risposta.
Rallento e mi fermo a guardarla mentre il suo sguardo mi trapassa come fossi di vetro.
In verità la signora è nel suo solitario mondo, di santi e madonne, che le fanno compagnia perché gli uomini hanno sempre tanto altro da fare che non ascoltarla.
Anziani che se la cavano e vecchie stelle cadenti, ormai quasi spente, passano lunghe ore di vedetta, in attesa che si palesi una faccia conosciuta, che odori di lenzuola del proprio letto, di camicie stirate di fresco o dopobarba o profumi consueti, di casa insomma.
Un mondo a metà, che galleggia tra la tristezza dei condannati a morte per noia e la follia di che questo mondo lo ha già abbandonato da tempo lasciando le miserie della vita quotidiana, fatta di rette da pagare, pannoloni, cateteri e piaghe da decubito, a chi vuole loro bene e con buona volontà ancora sta attorno.
Altri parenti invece scompaiono, in lunghe vacanze al mare o montagna piene di selfie di famiglia sui social in cui il vecchio o la vecchia non c’è, ma che se guardo bene, con gli occhi di quando sarò quel pazzo abbandonato o quella pazza che parla con i santi, vedo una sagoma trasparente, dietro, sullo sfondo.
Rimangono infermieri e badanti, A volte gentili a volte meno. Come al ristorante.
Dipende dove e con chi capiti, funziona così.
E ognuno di noi vive con i drammi e le tragedie dei sentimenti.
La vita è una macina che polverizza gran parte di ciò che crediamo sia vero ed inossidabile.
E non tutti siamo stati, siamo, o saremo amorevoli individui che meritano attenzione negli ultimi scampoli di esistenza.
Il rammarico, il rimorso e il rimpianto sono conti che ognuno valuta da sé.
Impossibile paragonare.
Ma è così che dovrebbe funzionare l’amore?
Come una partita doppia?
Come una raccolta punti del supermercato?
Mi guarda con fare curioso, come vedesse un tunnel da cui scappare dalle sue lunghe ore da sola a giocare con un fazzoletto, dalle infinite giornate e nottate allietate da amici che di nome fanno risperidone, olanzapina, quietapina e aripiprazolo.
“Sei santo tu?” mi chiede ancora.
“No signora, a pensarci bene non sono un santo e lei è di sicuro più santa di me. Io vorrei essere un santo, almeno un po’, ma sono solo un ragioniere del cuore”.
Prendo una sedia e mi accomodo vicino a lei, legata alla carrozzina in modo che non si muova troppo e non cada.
“Dai, mi parli ancora dei suoi santi che le fanno compagnia e me li presenti per favore, così per tempo ci faccio amicizia”.

Sebastiano Zanolli, aprile 2022 – © Mozzafiato

 

Ufficio Stampa