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Tagli(a) e cuci

Prosegue la rubrica rieLABorARTE con una nuova reinterpretazione di un’opera.
Nello specifico si tratta di Lucio Fontana, di un suo “Concetto spaziale”, esposto al Museo
del 900 di Milano.
In questa nuova rielaborazione l’intento è quello di giocare con il concetto di spazialità e
nuova dimensione, apertura e chiusura, non molto dissimile dal fine dell’opera originale, di
cui ecco la foto:


Il gioco del rattoppo lasso, con forme anche floreali ed anomale, bene inquadra e maschera
quel senso comune che davanti ad un taglio di Fontana spesso sento faccia dire: “questo
l’avrei fatto meglio io!“, oppure “Si è sbagliato ed inavvertitamente ha tagliato la tela!”, oppure ancora “il mio falegname con 10€ lo faceva meglio!” (Citazione di Aldo Giovanni e Giacomo!)
Tutti davanti ad un’opera o un fatto a noi incomprensibile, o al quale non sappiamo dare una
cifra, rimaniamo in prima battuta disorientati e cerchiamo di “rattopparla”; quel taglio che
abbiamo di fronte a noi è in primis una cesura dentro di noi, ci costringe a capire, spesso
non avendo gli strumenti adeguati per analizzarla ed affrontarla: quindi tendiamo a
rattoppare, cucire, spesso in malo modo.
Le aperture, le fessure, quei tagli che vogliono sfondare la tela-realtà, attraversarla e
generare una nuova dimensione, sono i varchi della nostra coscienza e consapevolezza,
che portano verso l’ignoto, che a volte spaventa (sfondo nero) a volte è un invito quasi
erotico (farfallina) a cercare la profondità, ad addentrarsi in mondi sconfinati, senza pudore e
risentimento.
Spesso, però, questi tagli cerchiamo di rattopparli forzatamente, cercando di “cucire” ferite, solchi che sono troppo profondi. Il rattoppo a volte non ha senso. A volte conviene lasciare l’apertura così com’è. E lasciare che il tempo faccia il suo corso.
Ed è il tempo la variabile determinante. Tramite esso queste ferite, come le sue toppe e
rattoppi, trovano un senso ed una risoluzione.

Dario Mannu, marzo 2022 – © Mozzafiato

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