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Romanzo: “Io non ti voglio più” – Mara Antonaccio

Un’autrice (pugliese di nascita e torinese d’adozione) che si cimenta per la prima volta nella narrativa, dopo una vita professionale spesa nella biologia nutrizionista e con all’attivo decine di articoli scientifici; un giovane editore torinese ai suoi esordi, che si presenta con una pubblicazione graficamente ben curata, dalla copertina fresca e accattivante.

Una duplice prospettiva “a km zero”, nello spirito di questa rubrica.

Più difficile ascrivere il testo ad un genere letterario specifico: in parte romanzo, per la fluidità del ritmo narrativo; in parte autobiografia ragionata, per le riflessioni che accompagnano il racconto; in parte diario di memorie personali.

Protagonista di “Io non ti voglio più” di Mara Antonaccio, edizioni Della Porta, è una donna irrequieta, intelligente, volitiva, alle prese con una vita complicata dove la fretta di vivere con intensità pregiudica spesso la ponderatezza delle scelte. Il pun­to di partenza è l’amore precoce con un giovane di origini marocchine, Omar, e la nascita di due figli: da qui si sviluppa un percorso tutto incentrato sulla protagonista, Eugenia, che nel giorno stesso del matrimonio sente la duplice insidia della rassicurazione e della “trappola”. Il primo amore si esaurisce presto nelle conflittualità e nelle nevrosi ed Eugenia inizia “il tiro alla fune tra voglia di cambiare e paura di farlo”, sino al coraggio del romanzo “lo non ti voglio più”: poi nuovi amori per metà vissuti e per metà sublimati, la lotta contro i problemi di sovrappeso, il difficile equilibrio tra il ruolo di madre e quello di donna che cerca un compagno.

Ciò che meglio emerge dal libro, è il messaggio positivo dell’autrice: Eugenia non si arrende alla monotonia, portando nelle nuove esperienze la freschezza del suo carattere. Impara ad accettarsi fisicamente (“tonda, morbida, imperfetta e sensibile”) e vive le sue stagioni “senza aver paura di osare o di sbagliare ancora”. Eugenia è il simbolo della contraddizione entro la quale si sviluppano tante esistenze: da un lato, la ricerca del grande amore assoluto, come lo si è pensato nell’adolescenza; dall’altro, la voglia di autonomia e di autoaffermazione.

La conciliazione tra i due plani spesso avviene al ribasso, riducendo l’amore a consuetudine oppure sacrificando le ambizioni personali. Assai più difficile trovare un punto di equilibrio tra slanci opposti. Il romanzo insegna che la vera sconfitta, nella vita, è la rinuncia e che si può ricominciare sempre, perché la vera freschezza non è nella pelle ma nella testa.

Gianni Oliva, dicembre 2020 – © Mozzafiato

Ufficio Stampa