Si sono versati fiumi d’inchiostro e discusse lunghissime dissertazioni filosofiche e teologiche di cosa scrivesse per terra Gesù nel passo del Vangelo di oggi.
“Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra”. ( Giovanni 8, 1 -11 )
Le più originali interpretazioni ed ipotesi del perché Giovanni riferisce l’episodio, ma non svela le misteriose parole che Gesù scrive sulla sabbia, si sono susseguite nel tempo. Si ipotizza che disegnasse un pesce, altri si rifaranno al libro di Geremia (17,13) che dice: «quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva» Gesù scrive nella polvere i nomi dei peccatori, di coloro che non potranno scagliare la prima pietra contro l’adultera?
Il figlio di Dio non aveva certo bisogno di questo block notes ante litteram.
Ed allora?
Anni fa, quando non esistevano i cellulari, ero in un convento in Liguria e vicino all’ingresso del convento c’era un telefono a gettoni, a cui avevamo attaccato una matita per prendere appunti. Ebbene il muro ogni giorno si riempiva di disegni, di ghirigori, di parole. Decidemmo di cancellare tutto e d’imbiancare quella parte di muro, ma dopo una settimana riapparvero. Addirittura sorpresi un Padre provinciale Cappuccino a disegnare dei cerchi.
Ecco, noi dimentichiamo che Gesù avrà fatto qualcosa di molto semplice, perché era un uomo come noi. Un uomo con delle emozioni e dei sentimenti quotidiani.
Se Gesù era diventato un uomo, era nato in una stalla con l’odore dello stallatico, con un bue e un asinello, era morto sulla Croce soffrendo e sanguinando, se aveva parlato con tutti poveri, ricchi, farisei, romani, prostitute, se aveva mangiato lenticchie e farro ed era stato male di stomaco, aveva avuto mal di denti, se aveva voluto la condizione umana, quale segno più evidente del Suo amore per i fratelli era essere come loro, anche nelle cose più abituali, come disegnare.
Di quello che scritto sulla sabbia, nessuno si è curato. E tutto svanì in poco tempo.
Fra Umberto, omelia del 7 aprile 2019 – © Mozzafiato
Dipinto in copertina: L’ADULTERA (Tintoretto, 1546-47, Roma, Galleria Barberini)