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Il gigante e la bambina

La scuola è un luogo sicuro, una seconda casa nella quale si vive, si impara e si ricevono affetto e lezioni di comportamento dalle maestre.

Questa definizione per me è sacra.

Purtroppo però, anche in un luogo che dovrebbe essere dedicato al benessere dei bambini,  in alcuni casi si nasconde il o la delinquente.

A Brescia una bimba con disabilità veniva picchiata e strattonata da una gentildonna che purtroppo in quella scuola ci lavorava.

La bimba era doppiamente fragile, primo per la sua giovanissima età e poi perché è una personcina speciale,  di quelle che una sindrome rende incapaci di concepire l’esistenza del male.

Immagini dure, le telecamere che sembrano spaccarsi dinanzi all’errore dei maltrattamenti. La gentildonna in questione non ha affrontato un pugile ventenne, no, ha preferito sfogarsi su una bimba, sicura che la sua patologia la rendesse muta. Invece no. Genitori attenti hanno compreso e le telecamere hanno registrato l’infamia di questa signora.

Tutto è perduto? No. Entra in campo Antonio Milo, un ragazzo in divisa che onora il motto dei Carabinieri e non è lì con la forza delle armi, no…lui abbraccia la piccola vittima e la porta via.

È un gesto nobile, la giustizia che coccola la bambina e non scade nella violenza che pure scatena la carnefice.

Detto tra noi, apprezzo quel Carabiniere, io avrei preso a calci l’aguzzina. Lui no, ha pensato alla vittima. Questa bimba ricorderà il suo eroe in divisa e questa brutta storia sarà nella sua memoria una fiaba. La favola del gigante che salvò la bimba dalla strega cattiva.

Cosa ci insegna?

Che le Forze dell’ordine vanno rispettate, che dietro alla divisa ci sono uomini e donne che ogni giorno sopportano le azioni dei delinquenti e le critiche dei filosofi/pseudogarantisti/ipocriti.

Il vero onore, l’orgoglio di essere Italiani è di essere difesi da persone come Antonio Milo.

Arianna Versaci, maggio 2022 – © Mozzafiato

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